"Negro e figlio di..."| Ragazzo del Mali accoltellato - Live Sicilia

“Negro e figlio di…”| Ragazzo del Mali accoltellato

Una veduta di Barcellona Pozzo di Gotto

Un immigrato denuncia di essere stato aggredito per questioni razziali.

NEL MESSINESE
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MESSINA – “Ha bloccato la macchina a un incrocio, ha tirato fuori il coltello e mi stava colpendo alle spalle. L’ho visto con la coda dell’occhio e così ho scaraventato il motorino a terra e sono fuggito a piedi; mi ha inseguito, ma dopo un po’ ha desistito”.

E’ il racconto di un immigrato maliano di 22 anni, che ieri, accompagnato dall’avvocato Alessandro Campo, ha denunciato al commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) l’aggressione subita giovedì scorso in strada, intorno alle 15.30, da parte di un uomo dell’apparente età di 50 anni.

L’automobilista era in compagnia di una donna, “la stessa signora che era con lui un mese fa, quando con toni minacciosi mi avvicinò per chiedermi dove avevo trovato i soldi per comprare il motorino che mi aveva visto parcheggiare. Mi disse: ‘Vaffanculo negro. Non solo vieni in Italia, ma ti compri pure il motorino'”.

Di insulti razzisti questo ragazzo, arrivato a soli 14 anni a Lampedusa, ne ha subiti tanti. “Ma due giorni fa – racconta – credo di essere scampato alla morte. Il mio aggressore si era accostato in macchina al mio motorino. Mi ha detto: ‘Figlio di puttana negro, hai l’assicurazione?’ L’ho riconosciuto e ho replicato: ‘Signore, perché ce l’ha con me?’ Poi l’ho superato, ma c’era molto traffico e sono rimasto bloccato. A quel punto lui è sceso dall’auto, lasciandola ferma all’incrocio con dentro una donna. Aveva il braccio alzato per colpirmi, per fortuna l’ho visto e sono scappato a piedi. Mi ha inseguito per un po’ ma quando ha capito che non mi avrebbe raggiunto, è tornato indietro”.

L’africano a Barcellona Pozzo di Gotto vive da tre anni, fa il mediatore culturale al centro per i richiedenti asilo, fino a dicembre gestito da “I girasoli” (al suo arrivo in Sicilia è stato accolto nella sedi di Mazzarino della onlus) e ora da “Badia grande”; vive con una ragazza del luogo, incinta, e non ha alcuna intenzione di cambiare aria: “Un tempo pensavo che davanti agli atteggiamenti razzisti potevo andar via, ma ora ho una famiglia e non voglio muovermi da qui, dove assisto a preoccupanti fenomeni di razzismo, non solo nei miei confronti”. Il giovane maliano ha illustrato nella denuncia il percorso fatto fino all’aggressione: lungo il tragitto ci sono numerose telecamere di sorveglianza. (ANSA).

 


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