CATANIA. “L’ultima direzione provinciale del Pd è stata una sorta di sfogo per accontentare la base: quasi un circolo per alcolisti anonimi dove contava il “non detto”. C’era sottinteso, invece, lo stato delle cose: ovvero, che Articolo 4 si è sciolto ed è confluito nel Partito democratico”. Giulio Seminara, componente del direttivo nazionale FuturDem e di quello provinciale del Pd, non usa troppi giri di parole. La questione che ha tenuto banco nelle giornate più recenti del partito (quello dell’ingresso dei deputati regionali Sammartino e Sudano nel Pd) ha un non so che di ipocrita e farisaico.
Stanno proprio così le cose?
“Questa è una situazione che è stata sancita dal segretario regionale Raciti, dal sottosegretario Faraone e dal vice-segretario nazionale Guerini. E festante e convinto c’era anche Enzo Napoli: per cui convocare una direzione ad hoc, come quella della settimana scorsa, mi pare sia stato parecchio ipocrita”.
Una ipocrisia che scaturisce da cosa?
Io dico che è ipocrita scagliarsi contro i deputati regionali che sono entrati nel Pd visto che hanno sostenuto il partito a tutte le scorse elezioni. Non vorrei che questo ritorno al purismo fosse in realtà un rigurgito di conservazione in riferimento ai seggi di Palermo e Roma e qualcuno sente minacciato il suo. Se si rischia l’invasione è perché il Pd catanese non ha avuto idee e innovazione”.
Da “giovane” ha visto di buon occhio l’ingresso di Sammartino e Sudano, dunque.
“Non si può essere contrari perché, nei fatti, loro erano già nel Partito democratico: i tanto vetuperati Sammartino e Sudano alle ultime europee avevano votato, assieme a Fausto Raciti, il giurista Giovanni Fiandaca. In più, il Partito democratico è in giunta in diverse amministrazioni con l’ex Articolo 4. Vorrei capire: servono solo i voti? Questa finta superiorità morale ha stancato”.
Che accadrà nei rapporti di forza di Palazzo degli elefanti?
“E’ capitato che in passato Articolo 4 non si fosse trovato d’accordo col sindaco: mi auguro che adesso, facendo tutti parte dello stesso partito, si voti tutti allo stesso modo”.
Eppure, in questa tornata delle amministrative si registra un’anomalia a Tremestieri.
“Io credo che tutti quelli di Articolo 4 debbano confluire nel Pd. Proprio a Tremestieri vi è l’anomalia che il Pd sostiene un candidato ed Articolo 4 un altro: decidiamoci. Se stiamo tutti dentro, dobbiamo fare tutti le stesse cose”.
C’è il rischio che il Pd etneo diventi un contenitore con porte girevoli dove entri chiunque?
“Renzi ha avuto il merito di rimettere la politica al centro. Io, personalmente, preferisco un grande partito anziché una grande ammucchiata”.
Ed in questo momento non lo è?
“C’è da dire che il Pd sta passando dal 15% al 40% in diverse località: non può quindi permettersi di avere gli stessi dirigenti che aveva col 15%. Io vorrei solo che nel partito non entrassero soltanto big o personaggi politici del passato. Nella vicenda di Articolo 4 quello che contesto, in questa ipocrita caccia alle streghe, è che ci si concentra su queste cose anziché interrogarsi sul proprio ruolo di partito: nei grandi temi e nelle singole amministrazioni”.
Si spieghi meglio.
“Il Pd deve, ad esempio, proseguire in questa farsa della antimafia che è ormai ridotta ad etichetta oppure deve perseguire una vera e propria rivoluzione liberale investendo sulla produttività? Il Pd sta con Baccei o con chi?”.
E con chi sta?
“Secondo me occorre stare con Baccei. Occorre andare verso un criterio assoluto di trasparenza. Non è un segreto, tanto per fare qualche altro esempio, che molti dirigenti sindacali usino permessi che sono il 600% in più rispetto ai loro omologhi nel resto d’Italia; che i musei sono chiusi perché si dice che manchi il personale; che le casse della Regione servono ormai solo per fare assistenza clientelare; che dobbiamo decidere che tipo di autonomia vogliamo perché non tutto quello che dice Buttafuoco è fantasia”.