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“Nessuna pressione, |ma senza fiducia lascerei”

Il ministro: "La scarcerazione non deriva dal mio intervento. Ma senza la fiducia del Parlamento non proseguirò”

Caso Ligresti
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ROMA – “Considero la fiducia del Parlamento decisiva per il prosieguo del mio mandato. Se dovessi essere d’intralcio a questo governo sono pronta a fare un passo indietro”. Lo ha detto, intervenendo al Senato e poi alla Camera sul caso Ligresti, il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, che si è presentata in Parlamento per rispondere ai “diversi interrogativi sul mio operato da ministro della Giustizia a cui se ne sono aggiunti altri dal punto di vista professionale e personale”, come ha spiegato nella premessa al suo intervento. “Non ho mai sollecitato nei confronti di organi competenti la scarcerazione di Giulia Ligresti – ha detto il ministro al Senato – e non ho mai indotto altri ad agire in tal senso. La scarcerazione di Giulia Ligresti non è avvenuta a seguito o per effetto di una mia ingerenza, ma per indipendente decisione della magistratura torinese. È vero, non tutti i detenuti hanno possibilità di avere diretto contatto con me, ma nessuno più di me avverte questa disparità di condizioni”.

Per il ministro, in particolare, “tutte le risultanze contenute nel fascicolo giudiziario di Giulia Ligresti testimoniano in modo univoco e incontrovertibile” che la procedura che ha portato alla scarcerazione non ha visto la sua mano. Il ministro ha anche aggiunto che la telefonata con Gabriella Fragni voleva essere una testimonianza di vicinanza: “Mi rendo conto che qualche espressione possa aver ingenerato dubbi, mi dispiace e mi rammarico di avere fatto prevalere i miei sentimenti sul distacco che il ruolo del ministro mi dovevano imporre”.

Il ministro, però, ha detto di ricevere continuamente segnalazioni sulle condizioni delle carceri: “Spesso di queste segnalazioni mi faccio carico personalmente in un colloquio quotidiano con l’amministrazione penitenziaria”. In un’ultima stoccata, poi, il Guardasigilli ha parlato del figlio, “indebitamente coinvolto” nelle ricostruzioni degli ultimi giorni. Quando suo figlio entrò in Fonsai, nel 2011, ha ricordato il ministro, la Cancellieri non era più commissario a Bologna: “Ero una tranquilla signora – ha scherzato il Guardasigilli – che mai avrebbe pensato di diventare ministro”.

Ampia solidarietà al ministro è giunta dal governo, a partire dal premier Enrico Letta e dal suo vice Angelino Alfano. Il Movimento 5 Stelle e la Lega, però, insistono sulla richiesta di dimissioni rivolta al Guardasigilli: “È gravissimo – dice il capogruppo lumbard Massimo Bitonci – che lei si sia impegnata come ministro a far qualcosa, le chiediamo un passo indietro per ridare trasparenza a tutte le istituzioni”. “Può un ministro della Giustizia, la Dea bendata, mettersi a disposizione di un’intera famiglia per cui ha lavorato anche suo figlio? – si domanda invece il grillino Alberto Airola – Per noi non può e ciò rivela che c’è un tessuto di potere in Italia che è un intreccio che andrebbe definitivamente bonificato”.

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