Quanti soldi per i grillini? - Live Sicilia

Quanti soldi per i grillini?

Il senatore Franco Campanella

Ma quanto prendono ogni mese i parlamentari del Movimento Cinque Stelle? I conti in tasca ai grillini dicono che...

I conti in tasca ai cinque stelle
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PALERMO- Stipendi a cinque stelle da 2.500 a 6mila euro. Il nodo degli stipendi dei parlamentari del M5S arriva al pettine, esattamente come avvenne quattro mesi fa all’Assemblea regionale siciliana. Deputati e senatori pentastellati, oltre ai 5mila euro lordi di indennità, avranno a loro disposizione anche 3500 euro di diaria, per le spese che comunque andranno rendicontate e pubblica online. Il totale è dunque di seimila euro netti, e non di 2.500 euro come era stato sbandierato in campagna elettorale.

Precisa i contorni della questione però il senatore Francesco Campanella: “Il nostro codice di comportamento per gli eletti è abbastanza chiaro e infatti percepiremo un’indennità di cinquemila euro lordi mensili, più il rimborso delle spese con il tetto massimo di 3.500 euro”. Il caso però sembra più complesso, in tanti infatti hanno messo in discussione il metodo di rendicontazione delle spese. E la discussione è stata ripresa anche in occasione dell’incontro di venerdì scorso con Beppe Grillo a Fiumicino. Il codice di comportamento della truppa pentastellata non prevede un regolamento preciso di rendicontazione delle spese, che però dovrebbero essere pubblicate online per ambito, dagli affitti, ai pasti, passando per gli spostamenti.

La spesa più alta è certamente quella del vitto e alloggio nella Capitale. “Nei giorni scorsi quando è stato eletto il Papa abbiamo pagato anche 200 euro per una notte in albergo – dice Campanella – ad ogni modo quella che è l’eccedenza della diaria la restituiremo”. Dunque nelle tasche dei parlamentari grillini, stando a sentire Campanella, resteranno i cinquemila euro lordi, annunciati in campagna elettorale, salvo novità dell’ultim’ora.

Un altro tema è quello della restituzione della parte eccedente dello stipendio di deputati e senatori. In Sicilia hanno allestito un “Restitution Day” versando le cifre nel conto corrente dell’Assemblea regionale siciliana in attesa di destinarli al fondo per il microcredito, che la prossima finanziaria dovrebbe istituire. A Roma la soluzione è ancora da pensare ed elaborare, e c’è tempo fino al prossimo 20 aprile quando saranno accreditate le indennità sui conti correnti dei parlamentari.

Intanto sembra rientrato lo strappo di Tommaso Currò, che rivendica il dialogo ma non un accordo per il via libera al governo Bersani. A parlare della vicenda è un altro senatore siciliano, ovvero Fabrizio Bocchino, che pure aveva votato per Pietro Grasso come presidente del Senato. “Le spaccature sono in bocca solo a mass media – scrive su Facebook – che oramai sono specializzati nel dare non-notizie su di noi, ed a coloro i quali se ne lasciano influenzare. Il gruppo dei parlamentari M5S è coeso nelle finalità, che sono quelle di realizzare il nostro programma e di portare avanti un nuovo modello di rappresentatività”. Bocchino però rivendica il dibattito interno: “C’è dialettica sul modo di raggiungere questo obiettivo. Dialettica, non spaccatura. Ed è un bene che ci sia. Perché né io né i miei colleghi siamo parlamentari di un partito granitico governato dal suo leader”. Posizione simile a quella di Currò, insomma i parlamentari rivendicano la propria autonomia dalle posizioni specifiche di Beppe Grillo, almeno sulla carta.

“La dialettica – prosegue Bocchino – riguarda due posizioni, che io ho già espresso molto chiaramente ad alcuni attivisti e amici, e che si possono riassumere dicendo che alcuni parlamentari vorrebbero più dialogo con il centro-sinistra, mentre altri vorrebbero essere più attendisti, più distaccati”. Sullo sfondo quindi l’elezione del presidente della Repubblica: “Perché non dialogare anche sull’elezione di un presidente della Repubblica, o sulla formazione di un governo a 5 stelle? Se noi ora non dialogheremo e ci arroccheremo sulle nostre posizioni, rischiamo di avere un D’Alema presidente della Repubblica ed un bel governissimo Pd-Pdl, e noi staremo a guardare mentre loro sfasciano un paese”. Il fronte del confronto si apre, la palla ora torna a Bersani.

 

 

 


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