C’era una volta una Sicilia che non ci piaceva. Si lasciava immortalare con le tapparelle abbassate. Chi scrive questa Sicilia ha fatto in tempo a conoscerla, a Cinisi, ai funerali di Felicia Impastato, mamma di Peppino. Un feretro sobrio seguito da molti forestieri. E intorno, un paese rancoroso, incapace di perdonare il vizio della verità a quella donna amorevole dai capelli bianchi. Nemica e incompresa fino all’ultimo nel cuore di casa sua. E’ la Sicilia del Giorno della civetta. La Sicilia che sale su un autobus all’alba e si allontana a cadavere caldo. La Sicilia del tale che domanda: “Perché? Hanno sparato?”.
Ora c’è una Sicilia che batte le mani, quando si acchiappa il latitante. Ad alcuni non piace egualmente. Non piaceva quella. Non piace questa. C’è troppo “tifo organizzato”. E ammettiamolo. Ammettiamo deportazioni in massa sotto le finestre della Questura, per inscenare un giubilo fittizio, ottenuto a manganellate. Tuttavia, chi scrive ha visto una folla spontanea all’Albero Falcone, nel giorno della cattura di Nicchi. E altri hanno visto e raccontato la gioia dei cittadini di Calatafimi, nel giorno di Raccuglia.
Dice che li hanno arrestati per coprire Spatuzza e per coprire il “No B day”. Certo, le rivendicazioni di merito del governo sono state sguaiate. Ma nessuno ha impedito a nessuno di avanzare ardite ricostruzioni. Ora, cos’è più dannoso per il potere: un pentito che parla, o l’idea che i latitanti siano stati arrestati per coprire le parole di un pentito che parla? Quanta amplificazione di critiche e sospetti nella seconda ipotesi. Se fosse una strategia di comunicazione, studiata a tavolino con l’ausilio dei servizi segreti che in storie come queste non mancano mai, sarebbe una roba da pecorai analfabeti.
Chi scrive ha avuto il piacere e l’onore di conoscere i ragazzi della Catturandi e il loro capo. Vi fidate se diciamo che non c’è stata alcuna macchina a orologeria dietro gli arresti, ma solo una paziente e magnifica opera di investigazione?
Però, forse qualcuno rimpiange le tapparelle abbassate ai funerali di Felicia Impastato. Quando finalmente saranno aperte, spalancate alla luce di un giorno nuovo, di cosa mai scriveranno i professionisti del cinismo?