Nicotra e "i favori al clan": "bonificare" le nove società - Live Sicilia

Nicotra e “i favori al clan”: “bonificare” le nove società

I particolari dell'inchiesta che ha portato al decreto di amministrazione giudiziaria.
MISURE DI PREVENZIONE
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CATANIA – Prendere il posto degli attuali vertici aziendali – ritenuti una finestra aperta alle infiltrazioni mafiose – per poter “bonificare” le società create e riferibili all’ex deputato regionale Raffaele Nicotra in modo da renderle “autonome nella gestione”. È questo l’obiettivo del decreto di amministrazione giudiziaria emesso a carico delle nove imprese che compongono un impero imprenditoriale stimato in 30 milioni di euro. 

Le realtà aziendali che per un anno saranno amministrate dallo Stato sono: Ingrosso Alimentari NICOTRA di Giuseppa CHIARENZA & C. s.a.s., Pavit s.r.l.; Nucleo6 s.r.l.; Nicotra Food s.r.l.; Belfrontizio s.r.l.; Essegi s.r.l.; Nicon s.r.l.; Alimentari Nicotra s.r.l.; Ni.Imm. s.r.l.. Sono tutte società che operano “nel commercio al dettaglio e all’ingrosso di prodotti alimentari, nella gestione ed elaborazione di dati contabili amministrativi e commerciali e nella compravendita di immobili”. 

Il pilastro del provvedimento della sezione Misure di Prevenzione è l’indagine Aquilia, coordinata dal pm Marco Bisogni, che nel 2018 ha portato all’arresto dell’ex deputato regionale per i suoi rapporti sospetti con esponenti del gruppo di Aci Catena dei Santapaola-Ercolano. Il processo che è scaturito dall’operazione si è già concluso in primo grado con una condanna per concorso esterno a 7 anni nei confronti di Raffaele Nicotra . 

I ‘contatti’ pieni di ombre risalgono ad oltre due decenni fa. È necessario andare indietro fino al 1993 quando Nicotra, all’epoca sindaco di Aci Catena, si è rivolto ai Carabinieri per chiedere la revoca del divieto di funerali pubblici del cognato del capomafia Sebastiano Sciuto, detto Nuccio Coscia e scomparso per cause naturali tre anni fa. Un comportamento che portò all’epoca anche allo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose. Sono diversi i collaboratori di giustizia che puntano il dito contro Raffaele Nicotra: l’input decisivo alle indagini lo ha dato Gaetano Mario Vinciguerra, ex vertice del gruppo di Aci Catena di Cosa nostra. Ma ci sono anche le rivelazioni di Giuseppe Laudani, Sebastiano Alberto Spampinato, Mario Sciacca e Santo La Causa. Quest’ultimo, inoltre, avrebbe incontrato personalmente Raffaele Nicotra durante la sua latitanza. Un rendez-vous che trova riscontro anche nelle indagini dei carabinieri. 

L’indagine economico- finanziaria ha portato a delle conclusioni inquietanti: Nicotra  avrebbe con la sua attività imprenditoriale “ampiamente agevolato” affiliati alla famiglia  di Cosa nostra etnea instaurando un “rapporto sinallagmatico”. Sarebbe diventato tra il 2005 e il 2012 “un interlocutore politico di riferimento” della consorteria mafia e avrebbe pagato stabilmente “gli stipendi” ai detenuti.

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