PALERMO – Hanno occupato il Teatro Politeama per protestare contro il taglio allo stanziamento regionale assegnato alla Fondazione per il 2014, cassato di ben otto milioni dalla scure del commissario dello Stato sulla Finanziaria, e chiedere una politica culturale seria e tangibile, sganciata dall’approvazione del bilancio regionale. I lavoratori dell’Orchestra sinfonica siciliana che da ieri affollano le sale del teatro, considerato una seconda ‘casa’, parlano di “una situazione insostenibile – dice Ferdinando Caruso, primo contrabbasso della Fondazione e rappresentante della Fistel-Cisl – venire qui e lavorare ogni giorno non sapendo qual è il nostro futuro. E sto parlando di tempi immediati, non di giorni o settimane. Non sappiamo neppure dove finiremo tra due ore”. Il contributo all’istituzione musicale contenuto nel testo della Finanziaria era di 9,2 milioni ma con le norme bocciate i fondi sono scesi a 1,2 milioni, una cifra che “non riesce a coprire neppure le spese di gestione – prosegue Caruso – figuriamoci poi gli stipendi. Vorrei ricordare che l’Orchestra per conto della Regione ha portato la cultura nel mondo ed è stata la prima a eseguire concerti in Cina, ma oggi tutto questo è stato dimenticato”.
Il solo costo del personale, è bene ricordarlo, lo scorso anno si aggirava intorno ai nove milioni. E così per far quadrare i conti era stato fatto un accordo tra i sindacati e il commissario Gianni Silvia per chiudere in pareggio il bilancio, tagliando le retribuzioni del 15-20 per cento. “Quello che abbiamo costruito in questi anni – dice Claudio Sardisco della Fials – è stato fatto col nostro sudore e con i nostri sacrifici. Non è riducendo all’osso gli stipendi dei lavoratori che si può salvare la Fondazione, per troppi anni abbiamo vissuto questa condizione. Il nostro lavoro è anche entusiasmo, dare qualcosa in più e questo ci è stato negato. Spesso – prosegue Sardisco – il nostro comparto è stato usato come un jolly, e i lavoratori come tante piccole pedine. Come dire … non sapendo dove tagliare il governo è sempre partito dalla cultura, è la loro legge di mercato”.
Ma a destare la preoccupazione dei lavoratori è anche l’azzeramento di tutti i vertici della Sinfonica, ragion per cui non c’è nessuno che possa firmare i contratti con gli artisti. “In una condizione di estremo bisogno – spiega Giuseppe Tumminia, segretario della Uilcom Uil – siamo alla deriva. Il sovrintendente, il direttore artistico, il commissario non ci sono più. È come una nave senza alcun comandante, prima o poi rischia il tracollo”.
I lavoratori chiedono a gran voce un contributo che sia sufficiente a mantenere in vita almeno le attività dell’Orchestra. E spostando lo sguardo al di là dei confini siciliani il confronto sorge spontaneo. “In tutta Europa – interviene Maurizio Rosso, Slc Cgil – si parla di agenda digitale, di fabbrica della conoscenza. Francia e Germania ad esempio stanziano l’1,9 per cento del Pil per la produzione culturale e creativa, noi appena lo 0,17 per cento. E allora di cosa stiamo parlando. Quando si comincerà a pensare a una politica culturale seria in Italia? La produzione artistica permette di sviluppare l’economia. Ma sono ancora in molti, a quanto pare, a non averlo capito”. Ecco quindi comparire in uno striscione lo slogan della protesta: “Impoverire la cultura arricchisce l’ignoranza”. “Ci hanno sempre accusato – aggiunge Rosso – di essere un mondo di privilegiati, un mondo che sta bene, senza problemi. Oggi tutti i nodi vengono al pettine. Si scopre che in realtà le cose stanno diversamente e, lasciatemi dire, azzerare le risorse per i teatri, perchè di questo che stiamo parlando, è un’azione scellerata. Significa chiudere le porte alla cultura in Sicilia”.
La protesta proseguirà a oltranza “fino a quando non avremo risposte concrete per garantire la vita della Fondazione – dicono gli orchestrali – staremo qui giorno e notte”. Intanto salta il concerto, previsto per domani sera alle 21.15. Al suo posto, però, ci sarà un confronto aperto con il pubblico a cui prenderà parte anche l’assessore regionale al Turismo, Michela Stancheris. “Apriremo il teatro e faremo entrare il pubblico – fa sapere Caruso -. Verrà svolto un incontro dibattito con il nostro pubblico a cui faremo anche un regalo, ossia suonare in segno di apprezzamento per la loro presenza”. Un’azione che sarà ripetuta anche sabato pomeriggio alle 17.30: “Non vogliamo penalizzare i nostri abbonati, sia chiaro – conclude Caruso – questa iniziativa non è contro la gente. Ma se davvero dovesse avvenire in Sicilia quello che immaginiamo, da domani i cittadini potranno solo ascoltare dischi”.