La scuola paritaria superiore Ninni Cassarà statalizzata. Un cambio di gestione, quello dell’istituto linguistico, che non va giù a molti dei professori precari della scuola. Ultimo segnale del malcontento e del clima che di tensione che si è creato all’interno dell’istituto è costituito da una lettera intimidatoria recapitata a scuola, all’indirizzo del dirigente scolastico Daniela Crimi. Un episodio denunciato dai sindacalisti Usb che in una nota firmata da Luigi Del Prete parla di grande sconcerto per l’accaduto: “Si tratta a nostro avviso di un atto inaccettabile – si legge nella nota – frutto di una sottocultura intollerante e refrattaria al dialogo, che vede in ogni dissenziente non un avversario da contrastare con argomenti ma un nemico da abbattere con ogni mezzo, incluse calunnie, diffamazioni e minacce”.
A decretare la statalizzazione è stata un anno fa la giunta la provincia regionale di Palermo, mentre ancora adesso si attende la firma del protocollo da parte del Miur, il ministero per la Pubblica Istruzione. I timori dei professori precari si sono subito concentrati nell’adeguamento dei criteri di formazione delle graduatorie dei dipendenti provinciali a quelli statali. Se basta aver lavorato per la provincia gli ultimi 365 giorni, perché un docente non di ruolo salga in prima fascia in una scuola a gestione provinciale, tutto cambia invece con le graduatorie statali.
“La scuola – scriveva l’Usb in quel periodo – i suoi destini educativi e la sua organizzazione non possono restare nelle mani di privati o di politicanti che ne fanno il palcoscenico delle loro stesse trame, con le solite promesse della campagna elettorale di turno e una gestione politico-clientelare della peggior specie”.
Ben venga la statalizzazione dunque, per qualcuno. Per altri, infatti, non è ammissibile che “dopo vent’anni di servizio all’autorità provinciale, butto a mare i precari”. A parlare è Saverio Cipriano, della Funzione pubblica Cgil. Ma non sono solo i docenti precari a rischiare: “All’istituto Ninnì Cassarà abbiamo in tutto 250 docenti. Di questi, 125 sono di ruolo e a quanto pare, anche dopo la statalizzazione, sarà la provincia a continuare a pagare questi insegnanti. Un’operazione che non sarà certo possibile, e che, sicuramente, scatenerà una lunga serie di contenziosi”.
E, secondo la Cgil, saranno anche gli alunni a essere danneggiati. “E’ a rischio – dice Cipriano – la continuità scolastica degli alunni: la garanzia di essere accompagnati per tutta la durata dello studio dallo stesso insegnante, non più garantita se la provincia lascerà la gestione”.
E ancora. Se da un lato anche lo stesso dirigente scolastico garantisce la sopravvivenza della gran parte delle succursali di Terrasini e Cefalù (qualche dubbio invece per Aliminusa), secondo il sindacalista della funzione pubblica le sedi distaccate dell’istituto sono destinate alla chiusura: “Con la nuova riforma regionale che prevede moltissimi accorpamenti, il numero minimo di alunni per sede dovrà essere cinquecento. Ecco come distruggere un fiore all’occhiello dell’istruzione palermitana”.
Infine, arriva la lettera. Sulla missiva, la preside non ha voluto lasciare nessun commento, affermando di aver già raccontato tutto agli inquirenti. “Esprimiamo massima solidarietà al dirigente scolastico Crimi – scrive invece il sindacato Usb – che non è responsabile della statalizzazione chiesta dalla provincia, ma che noi continuiamo a sostenere. Ma ci auguriamo anche che i toni vengano abbassati, perché pure aderenti al nostro sindacato sono stati oggetto di ingiurie”.
Un supporto, quello alla dirigente, pienamente espresso anche dalla Funzione pubblica Cgil: “Esprimiamo piena solidarietà nei confronti del preside Crimi ma riteniamo sia impossibile che quella lettera sia stata spedita dai precari, un gesto che andrebbe a danneggiare fortemente la loro stessa lotta. Chi ha inviato quella lettera – conclude Cipriano – non ha voluto far altro che intorbidire le acque”.