"No ad alleanze con Forza Italia |Non siamo il partito del potere" - Live Sicilia

“No ad alleanze con Forza Italia |Non siamo il partito del potere”

Intervista a Fausto Raciti. "Il governo Crocetta? Sta cominciando a risolvere i problemi".

L'intervista
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8 min di lettura

Segretario Fausto Raciti, ieri abbiamo registrato l’ennesima rissa verbale tra il presidente della Regione Rosario Crocetta e il sottosegretario Davide Faraone, questa volta sui rifiuti. Tutto accade all’interno del suo partito, il Pd. Siete una forza di governo o di opposizione?

“Il Pd è un partito di governo impegnato in prima linea in questa esperienza. Com’è noto, questa giunta è nata sul presupposto di superare forme di governo parallelo e di deresponsabilizzazione della politica attraverso i tecnici. Sono fermo alle cose che ha detto Renzi: avete la responsabilità di governare e quindi governate. Quello che mi interessa è che i rifiuti vengano tolti dalle strade. E mi pare che l’assessore Contrafatto e il presidente della Regione stiano lavorando in questa direzione con tutte le difficoltà ma con i primi risultati visibili. Resta il problema dell’emergenza, cioè di come si stabilizza il sistema dei rifiuti in Sicilia e credo che questa sia una di quelle cose rispetto alle quali noi dobbiamo fare ordine”.

Ma il partito nazionale e il governo Renzi che giudizio hanno sul governo della Regione siciliana? Da quanto dice Faraone sembrerebbe negativo. Ma è il suo giudizio o quello di Roma?

“I bilanci si fanno nelle sedi politiche, noi ci siamo dati un percorso e registro alcune cose: l’accordo Stato-Regione, l’accelerazione sul Piano di sviluppo rurale, il fatto che stiamo provando a gestire l’emergenza rifiuti cercando di risparmiare alla Sicilia una bomba nella stagione turistica, il fatto che stiamo cercando di costruire un futuro della formazione professionale, l’incremento delle presenze turistiche e il lavoro importante dell’assessore Barbagallo, insomma, iI fatto che stiamo cercando di lasciare un bilancio positivo della nostra esperienza di governo. Per poterci presentare ai siciliani con le carte a posto prefigurando un futuro per questa regione. Poi i bilanci politici si fanno quando è il momento e nelle sedi proprie”.

Ma c’è un pezzo del Pd che fa la guerra a Crocetta?

“È chiaro che dentro il Pd convivono sempre posizioni, sensibilità e sfumature diverse. Dopo di che ne rispondiamo in solido come partito. Io rispondo delle scelte che assumiamo come partito e con i nostri alleati. Siamo entrati in questo governo con l’idea di attuare un cambio di fase per chiudere alcuni problemi storici e costruire una prospettiva per il dopo. Per quanto mi riguarda la nostra posizione resta questa”.

Lei non trova, alla luce anche degli ultimi eventi catanesi, che questo dilagare dei commissariamenti penalizzi la dinamica democratica in questa Regione?

“Io credo che il tema fondamentale sia garantire la massima trasparenza negli organismi camerali. Io suggerisco sempre un approccio di distacco tra politica e impresa. Non per il gusto di fare la verginella. Ma perché credo che sia una buona pratica a tutela di funzioni diverse. Credo che entro questa legislatura ci dobbiamo fare uscire province e camere di commercio dalla fase di commissariamento e restituire questi organismi alla normalità della loro vita democratica”..

E parlando più espressamente della vicenda della Sac: è normale che siano state fatte scelte dalla politica contro il volere delle rappresentanze delle attività produttive maggioritarie in quel territorio?

“Io non conosco nessuna delle due donne che sono state nominate ai vertici della Sac. Né la presidente né l’amministratrice delegata,. Detto questo mi sembra che siano due nomi sostanzialmente estranei al rapporto con le forze politiche. E per questo le considero affidabili. Io penso che noi dobbiamo, e vado ala sostanza più che alla forma, toglierci un’abitudine consolidata della politica regionale. L’aeroporto di Catania è l’infrastruttura più importante della nostra regione. Non è una questione che riguarda solo le camere di commercio. A me quello che mi interessa è che venga garantita la migliore qualità possibile della gestione e la maggiore estraneità possibile ad interessi di bottega. Quindi non rilevo in questo una ingerenza della politica. E non capisco tanta agitazione. Faccio una proposta però”.

Quale?

“La faccio per tutte le società partecipate dalla Regione Lo dico al presidente e al sistema politico siciliano. Si facciano scelte di alto profilo evitando di dare la rappresentazione di noi stessi come partiti che si occupano della cosa pubblica ma occupando potere. Cerchiamo di preoccuparci della qualità dei servizi che questa regione offre”.

Poco fa lei nominava i vostri alleati. In queste settimane c’è stato un certo movimento nell’area centrista. Con un apparente riavvicinamento a Forza Italia di Ncd.

“Io vedo due cose. Anzi tutto il tentativo di colpire il gruppo dirigente siciliano dell’Udc, reo di avere fatto una scelta di campo. E reo di avere individuato un percorso anche per il futuro. Rispetto al quale mi sento di essere solidale con loro e di condividere il percorso che abbiamo tracciato”.

E Ncd?

“Stiamo strutturando un percorso organico che riguarda questo insieme di forze moderate. Io capisco che ci sia una fase tumultuosa rispetto a queste forze politiche. Per quanto riguarda il Pd dico che non ci interessano alleanze oltre al perimetro che abbiamo individuato. Samo forza alternativa alla ricostruzione di un centrodestra che io credo abbia lasciato cambiali pesanti ai siciliani. Lo dico con il massimo rispetto verso i protagonisti di quell’esperienza ma anche con massima chiarezza.: molti problemi che abbiamo li hanno lasciati loro. Figuriamoci se ci interessa tornare indietro o confonderci con un indistinto che finisce per far passare il messaggio che la politica è tutta la stessa. Noi siamo il Pd, non il partito del potere per il potere”.

Insomma, lei sta dicendo che siete alternativi a Forza Italia, nessuna “santa alleanza” contro i grillini?

“Io non so cosa farà Forza Italia da grande. Mi pare di registrare per parola di Miccichè, di Falcone, che il loro percorso sia un altro. Se poi c’è un dibattito nazionale lo guardo con rispetto e con attenzione. Uno spazio politico indistinto da Forza Italia al Partito democratico non è il nostro percorso”.

Anche perché quella soluzione potrebbe spingere ancora il vento che soffia in favore dei 5 Stelle…

“Io non credo nel vento. Credo nella politica fatta bene. Nei governi che risolvono i problemi, nei diritti dei più poveri di avere un futuro, dei giovani a non dovere emigrare, nel diritto ad avere una buona sanità e una buona scuola. Io credo insomma nei valori che sono patrimonio della nostra storia e credo che se sono chiari quelli onestamente non abbiamo di che spaventarci”.

Alle ultime amministrative la maggioranza di governo non è sembrata affatto compatta.

“Ci sono spinte centrifughe. A volte anche all’interno del mio stesso partito ci sono spinte centrifughe. Questo ci carica della responsabilità come partito di indicare un metodo. La proposta con cui mi sono presentato dopo questo voto amministrativo è che o siamo in grado di tenere insieme queste forze oppure si fanno le primarie. Perché vedo una tendenza di segmenti del ceto politico a sacrificare città intere per un pugno di preferenze”.

Primarie anche per le prossime Regionali?

“Decideremo quando sarà il tempo. E lo ripeto, decideremo insieme alla coalizione che stiamo costruendo, assieme al presidente della Regione, faremo una discussione quando sarà arrivato il momento. La nostra priorità in questo momento è risolvere i problemi che stiamo cominciando a risolvere. E l’altra priorità fino a ottobre si chiama referendum. Si tratta di una grande prova politica nazionale. Mi concentrerei su questo piuttosto che sul nostro dibattito interno. Non vorrei correre il rischio di false partenze”.

A livello nazionale il Pd si sta sfilacciando sul referendum, o no?

“È chiaro che nel Pd convivono sensibilità diverse. C’è però un punto: noi abbiamo scelto insieme come partito di fare questa riforma. Io credo che il tema centrale di questa riforma sia restituire dignità alla politica e al voto delle persone, e alla capacità delle istituzioni di incidere sui processi. Questo penso sia il senso vero della riforma. Da questo punto di vista dobbiamo chiudere la seconda repubblica e aprire la terza e superare una fase di debolezza del sistema politico italiano. Per il futuro dell’Italia.

Tornando alla Sicilia, il prossimo test elettorale importante riguarderà la città di Palermo. E al momento non si intravede la strada che il Pd percorrerà. Quando si incomincerà a capire qualcosa?

“Intanto il Pd di Palermo deve ritrovare una sua unità. Credo sia il presupposto fondamentale per intraprendere qualsiasi cammino politico in vista delle amministrative. Dopo di che sta a loro indicare un percorso. Io guardo con rispetto a questa discussione. E spero che si possano ritrovare il più rapidamente possibile”.

Lei solleva la questione dell’unità. Ma questo Pd, che proprio in Sicilia celebrerà a settembre la festa dell’Unità, in questo momento non ha come problema principale proprio la mancanza di unità? Di Palermo ha parlato lei, a Catania alle amministrative addirittura il Pd in provincia si è diviso su candidati diversi, a Siracusa dentro il Pd ci si fa guerra in procura… Che succede?

“Sì, probabilmente è il problema più significativo che noi abbiamo davanti. Essendo noi un partito veramente, non per finta, siamo anche gli unici che hanno una discussione vivace, spesso sopra le righe. II problema è che noi abbiamo la responsabilità che non è solo quella di definire con più chiarezza l’identità del Pd. Ma anche di definirne il percorso nei prossimi anni. Siamo all’alba di scadenze importanti. Io penso che l’unità non si invoca ma si costruisce su percorsi precisi sul futuro di questa regione. Il tema fondamentale è la costruzione di un gruppo dirigente capace di reggere la sfida del governo. Cioè capace da un lato di non chiudersi nel settarismo e dall’altro però di essere consapevole che il Pd non è un partito dell’indistinto in cui va bene tutto purché si governi, perché così si finisce per non governare più. Dobbiamo costruire un gruppo dirigente che via oltre le dinamiche di corrente e metta il Partito democratico in sintonia con gli umori di una opinione pubblica che vive un problema di rapporto con il nostro partito”.

 

 


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