"No alle vendite generalizzate | Serve un buon piano industriale" - Live Sicilia

“No alle vendite generalizzate | Serve un buon piano industriale”

Parla il presidente di Amg
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I commissari dell’Amia hanno annunciato domenica l’intenzione di vendere il 49% delle quote di Amg, l’azienda municipalizzata del gas, per fare cassa e pagare i creditori. Una decisione che non è per nulla andata giù al presidente della società di via Gravina, Francesco Greco, che chiede che l’eventuale vendita rientri all’interno di un più complessivo piano di risanamento e che dice la sua anche sulle contestate consulenze della società satellite Energy Auditing.

Presidente Greco, partiamo dalle azioni dell’Amg che i commissari dell’Amia vorrebbero vendere. E’ d’accordo con questa scelta?
“Io penso che una scelta di questo non genere non possa essere assunta in un’ottica liquidatoria, come se fossimo ai di saldi di fine stagione. L’amministrazione comunale conferendo ad Amia le azioni di Amg ha fatto un sacrificio per risanare la società, non per dare qualche cosa ed evitare il fallimento, altrimenti avrebbe direttamente venduto il pacchetto o gli immobili. E’ stata invece applicata la legge Maccanico, sull’amministrazione straordinaria, il cui principio non è quello del ‘vendiamo e paghiamo i creditori’. Intendiamoci, non credo che la collocazione sul mercato delle azioni debba essere un tabù, è un argomento che va affrontato ma con maturità. Per esempio l’anno scorso abbiamo venduto Amg gas, una nostra società, alla Edison. All’inizio le preoccupazioni dei lavoratori erano molte, ma si è stilato un piano industriale, con clausole di salvaguardia occupazionali, e oggi gli impiegati sono contentissimi perché la società va bene, c’è un’ottica industriale e anche maggiori incentivi ai lavoratori. Ripeto, la privatizzazione non è un tabù ma va affrontata in modo coerente, con un piano industriale fatto bene. Sono contrario a una vendita generalizzata”.

L’Amia però ha dato al comune la prelazione per l’acquisto delle azioni. Sa se il sindaco Cammarata ha preso una decisione in merito?
“Intanto, non si tratta di una concessione dei commissari ma di un obbligo di legge che concede il diritto di prelazione al socio. Non ho avuto ancora modo di parlare con il sindaco, quindi non so cosa intenda fare su questa opzione. Se la necessità di vendere le azioni scaturisce però da una richiesta non accolta di aumento del contratto di servizio, allora si potrebbe provare a cominciare un percorso diverso in Amia, fatto di razionalizzazione delle risorse e di taglio dei costi”.

Facile a dirsi…
“Le faccio un esempio: il nostro contratto di servizio è stato siglato nel 2001 e adeguato fino al 2004, da allora è rimasto così com’è. C’erano 35 mila punti luce all’epoca, oggi ce ne sono 46 mila, il 25% in più, e il contratto è sempre quello. Anche noi potremmo dire che se il comune non aumenta di un quarto il contratto interrompiamo il servizio, ma non lo diciamo comprendendo le difficoltà dell’amministrazione. Il servizio è indispensabile, chiediamo alcuni sacrifici ai nostri dipendenti, che li fanno anche se non entusiasti, cercando di tagliare i costi. Dichiarazioni come quelle dei commissari dell’Amia portano a forme di proteste, come dimostrato dalla città sommersa di spazzatura. Certe dichiarazioni andrebbero meditate maggiormente. In Amg facciamo enormi sacrifici, ma la società è in utile anche quest’anno malgrado il comune abbia riconsiderato il corrispettivo di alcune voci. Mi sono confrontato con i dirigenti e i lavoratori e abbiamo trovato una soluzione insieme”.

Quanto vale il 49% delle azioni di Amg?
“In base alla stima fatta dal Tribunale lo scorso anno 65 milioni di euro circa, ma oggi vale molto di più. L’anno scorso eravamo sotto l’art. 23 bis che è stato annullato dal referendum dello scorso giugno. L’abrogazione non ha riguardato infatti solo l’acqua ma anche il gas, così che l’Amg manterrà la concessione anche oltre la fine dell’anno. Se prima il pacchetto aveva un certo valore nonostante il servizio a scadere, adesso che non scadrà certamente crescerà”.

Gli impiegati di Costruzioni Industriali, società satellite di Amg, chiedono di essere assunti dall’azienda madre per i problemi economici emersi. Cosa risponde a questi lavoratori?
“È sicuramente una questione complessa. Costruzioni Industriali ci ha già creato dei problemi in passato, siamo intervenuti con la liquidazione ma la società in dieci mesi è tornata in attivo di 200.000 euro e per questo abbiamo tolto la liquidazione. Ma i problemi ad oggi sembrano essere tornati. Dobbiamo pertanto capire i motivi della perdita: se la società è sottoposta a stretta vigilanza produce utili, altrimenti va in perdita. E non dipende certo dagli amministratori. I dipendenti ci chiedono l’assorbimento ma forse sta in questo la causa della perdita. Amg non può assumersi il peso del costo del lavoro di 77 persone, vogliamo tutelare i livelli occupazionali ma dobbiamo cominciare a pensare a un percorso industriale serio, attuabile solo con la collaborazione dei sindacati che devono essere disposti a sacrifici veri per riportare in attivo la società. Il semplice passaggio appartiene ormai a un’ottica del passato, quando le società erano carrozzoni su cui scaricare i problemi”.

Tempo fa hanno destato scalpore due contratti, uno a progetto e uno di consulenza, stipulati da Energy Auditing, altra vostra partecipata. Cosa può dirci in merito?
“Siamo stati sentiti dalla commissione comunale competente su questo argomento. Consideriamo che Energy è nata qualche anno fa, ha sempre avuto i bilanci in utile e conta 23 operai. Nel caso specifico, il contratto a progetto come operatore di customer satisfaction è servito a realizzare delle interviste ai clienti sulle modalità di controllo del gas, cosa che ci richiede il Garante. In bolletta si paga un euro a metro cubo per il gas, euro che contiene anche il corrispettivo che l’Autorità stabilisce per alcuni servizi fra cui questo. Non è un costo a carico dell’amministrazione e non poteva farlo un operaio. Si tratta inoltre di un contratto di cinque mesi, a 7-800 euro al mese, praticamente un euro a telefonata. La consulenza riguarda invece l’apertura di una stazione di rifornimento di metano per autotrazione. A Palermo abbiamo le reti di gas ma non le stazioni di metano e il nostro piano industriale, approvato dal consiglio comunale, prevede l’apertura di due impianti, ma c’è una normativa complessa e articolata e Energy non aveva un esperto in grado di approfondire la normativa. Hanno allora dato un incarico di consulenza di sei mesi con un compenso di 7-800 euro mensili, ma i contratti sono a obiettivo, non rinnovabili. E’ stata una tempesta in un bicchiere d’acqua, non mi sembra siano stati fatti sprechi”.


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