PALERMO – Mancano i soldi per gli stipendi, non c’è certezza sul futuro e i debiti continuano ad aumentare. La settimana scorsa Livesicilia aveva dato notizia dell’allarme rosso a Sviluppo Italia Sicilia. La situazione nella partecipata regionale è emersa in tutta la sua tragicità nella audizione della commissione Bilancio all’Ars di mercoledì. Nel corso della quale la presidente Carmelina Volpe ha confermato quanto anticipato da organi di stampa e cioè che mancano 1.6 milioni alle casse della società per poter garantire il pagamento degli stipendi ai 76 dipendenti. Mettendo il timbro sulla gravissima crisi di liquidità in cui versa l’azienda. E prefigurando, scrivono in una nota i confederali Cgil. Cisl, Uil e Ugl “come ineluttabile e imminente, a partire già dal mese corrente, la mancanza dello stipendio per tutti i lavoratori dell’azienda per un periodo di cui è difficile prevedere la durata”.
La situazione della partecipata, che sarebbe una delle 11 strategiche da rilanciare nei piani della Regione, è drammatica. I sindacati parlando i “un debito verso i fornitori che ha raggiunto i due milioni di euro e che espone la società all’istanza di fallimento (oggi – si legge nel documento – è arrivato il decreto ingiuntivo n. 3) e un personale che vanta oltre 500mila euro di crediti arretrati (mensilità, buoni pasto, Tfr e versamenti alla previdenza complementare).
I sindacati, con un documento anticipato sabato da Livesicilia e consegnato in commissione, hanno chiesto un’iniezione di liquidità alla Regione. Ma l’assessore all’Economia Roberto Agnello in commissione ha escluso la possibilità per la Regione di intervenire con una ricapitalizzazione o ripianamento delle perdite. Agnello ha chiesto che lavoratori e sindacati aiutino il management e il socio Regione a ridefinire il piano industriale avanzando delle loro proposte. E ha dichiarato che istituirà un tavolo con i vertici della burocrazia regionale per valutare tutte le possibilità esistenti. Iniziativa apprezzabile ma tardiva, secondo i sindacati, per i quali “senza versamenti da parte del Socio Regione, in qualunque forma e a qualunque titolo corrisposti, anche sotto forma di finanziamento infruttifero, senza attestazione di regolarità contributiva e senza quietanza di pagamento degli emolumenti dei lavoratori (buoni pasto, mensilità di retribuzione, TFR e contributi della previdenza complementare), l’azienda già da adesso non potrà più ricevere pagamenti dall’Amministrazione regionale”. E questo circolo vizioso “rischia evidentemente di determinare la paralisi dell’operatività aziendale e la risoluzione dei contratti da parte dei committenti: Regione Siciliana e Invitalia”.
Nel corso della seduta la presidente Volpe ha anche fornito un’anticipazione sui dati della semestrale, approvata il 30 settembre scorso, secondo i quali la perdita stimata al 31 dicembre “sarebbe addirittura superiore a quella registrata nel 2013 e portata interamente a nuovo nel corrente esercizio”. Nel corso della seduta i deputati Matteo Mangiacavallo e Antonello Cracolici hanno criticato il piano industriale della società e in particolare la pretesa della Regione di utilizzare Sviluppo Italia come risorsa in house per l’assistenza tecnica.
Non ha partecipato alla seduta della commissione ma ha inviato una lettera il direttore dimissionario Vincenzo Paradiso. “Consapevole della situazione economica della Società ho rinunciato a parte delle ferie e dei permessi maturati e non goduti ad oggi – scrive Paradiso – e ho chiesto di risolvere il rapporto di lavoro con decorrenza 16 novembre 2014, proprio per contenere i costi della Società o e quindi proprio per questo motivo ho proposto di rinunciare, previo ’accordo, ad una parte del preavviso”.
Un’assemblea dei lavoratori è stata convocata per lunedì 13 ottobre alle 10 presso i locali della sede di Palermo, in via Bonanno. In quella sede saranno decisi i provvedimenti da adottare.