Non servono passerelle ma fatti: il G20 e l'abbandono del Sud - Live Sicilia

Non servono passerelle ma fatti: il G20 e l’abbandono del Sud

Da sinistra, il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi e il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Attesi a Catania.

CATANIA – La Sicilia protagonista della scena ‘internazionale’ per due giorni. Catania – grazie a un’intuizione dell’ex ministro Nunzia Catalfo – ospita il G20 Istruzione e Lavoro. Un vertice che si terrà in una città – e in una regione – dove le percentuali di disoccupazione sono tra le più alte d’Europa. La fotografia di Bankitalia di alcuni giorni fa racconta “dell’impatto devastante” del Covid-19 nell’economia isolana. E quando l’economia va giù crolla l’occupazione. A Catania il rischio di una bomba sociale – ha raccontato l’uscente segretario della Cgil etnea Giacomo Rota – è dietro l’angolo. Anche perché non va dimenticato che il comune della città dell’elefante è in dissesto. E allora Catania è la location perfetta per parlare di ripartenza del “lavoro”. E dell’impresa.

Questa è una città dalla grande vivacità commerciale, che però è stata schiacciata dalla pandemia. Sul tavolo della sezione Fallimentare del Tribunale di Catania purtroppo sono arrivati i nomi di colossi imprenditoriali catanesi: fino a pochi anni fa nessuno avrebbe scommesso sul loro declino.

Catania è anche la terra delle contraddizioni. Di imprenditori che diventano simboli della lotta al racket come il re dei torroncini Condorelli. E di altri, invece, che il malaffare l’avrebbero addirittura sostenuto e finanziato. Questa è la piazza “quasi perfetta” per discutere, dibattere e programmare. Ma al ministro del Lavoro Andrea Orlando chiediamo che i proclami, che diventeranno i titoli di giornali e quotidiani, diventino “fatti”. Perché la Sicilia è stanca di essere la “passerella” della politica, ma vuole diventare piattaforma costruttiva di “fatti”. Il G20 sarà un’importante vetrina per il territorio, come ha bene evidenziato il sindaco di Catania, Salvo Pogliese. Il primo cittadino ha definito il G20 una sorta “di ripartenza”. Ma che lo sia davvero. Una semina che dia frutti, non parole gettate al vento. 

“Avremo il privilegio di accogliere i ministri e le delegazioni internazionali nei luoghi dove si svilupperanno le strategie per due questioni fondamentali per il pianeta: l’importanza della scuola e l’inserimento fruttuoso dei giovani nel mondo del lavoro”, ha commentato ancora Pogliese. Scuola e lavoro giovanile sono “temi” caldissimi a queste latitudini, dove la criminalità minorile tocca numeri elevati. Ed è qui, infatti, che il presidente del Tribunale dei Minorenni – seguendo il modello Calabria – ha disposto l’allontanamento di 12 figli di esponenti di organizzazioni criminali dalla famiglia. Tutto per offrire un’alternativa a diversi adolescenti che vivono in alcune situazioni familiari e sociali dove non hanno alternative che diventare “manovalanza del clan”. Dove lo spaccio è la normalità. Dove le mitragliate sono un gioco. Le inchieste degli ultimi mesi hanno mostrato mamme che consegnano dosi di droga con in braccio il loro pargolo, bimbi – anche piccolissimi – che seguono i turni del pusher, adolescenti che assistono alla prova dei kalashnikov la notte di Capodanno. 

Oggi il palcoscenico del G20 è dedicato all’istruzione. In Sicilia i dati sull’abbandono e la dispersione scolastica sono allarmanti. In certi quartieri catanesi, come San Cristoforo, Librino e San Giovanni Galermo, i carabinieri e la polizia continuano a denunciare genitori proprio perché i loro figli non completano la scuola dell’obbligo. 

I ministri e i capi delegazioni delle 20 potenze del mondo saranno accolte nel meraviglioso Monastero dei Benedettini, scrigno del dipartimento di scienze umanistiche dell’Università di Catania. Un simbolo di cultura. Un simbolo di conoscenza. 

Non bisogna allontanarsi di molti isolati per scoprire San Cristoforo, il quartiere che molti sociologi chiamano la periferia in centro. Dove nelle viuzze si spaccia, si nascondono armi. Dove si cresce a pane e droga. Ma dove lavorano anche molte associazioni e dove operano molte scuole che cercano di essere i supplenti delle istituzioni. Istituzioni assenti. Ed è qui che è cresciuto Enzo Timonieri, l’ultimo giovanissimo che è stato ammazzato – raccontano i pentiti- perché alcuni narcotrafficanti volevano accaparrarsi il suo canale con i fornitori di droga napoletani. Ucciso e seppellito. 

Molti capi delegazione atterrando a Fontarossa potranno scorgere i palazzoni di Librino, della parte sud della città, dove lo scorso agosto si è consumata una guerra tra clan che ha lasciato due vittime sull’asfalto. Tutto mentre alcuni bimbi giocavano a calcio approfittando del tramonto e dell’ombra dei grattacieli. Questo il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e gli ospiti internazionali dovrebbero saperlo. Perché dalle loro decisioni potrebbe dipendere il futuro di molti giovani e bimbi che stanno crescendo in queste zone. I cosiddetti quartieri a rischio. 

Il G20 di Catania può essere una vera occasione di ripartenza. Noi lo speriamo. Ma a chi siede nella stanza dei bottoni bisogna mostrare non solo lustrini e scintillii, ma anche la realtà. Perché solo conoscendola si può cambiare. E quindi ripartire. 

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