Al centro delle polemiche per la sua partecipazione alla manifestazione di sabato in difesa della Costituzione, Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della procura distrettuale antimafia, non pare proprio essere particolarmente agitato mentre, la bufera mediatica sul suo conto impazza sui giornali e c’è chi ha così poco gradito la sua presenza sul palchetto di Roma da sollecitare perfino il presidente Napolitano a prendere una posizione, invocando provvedimenti disciplinari a carico del magistrato palermitano. Ingroia, però è solo un po’ affannato al telefono, ma come spiega, va di corsa per i tanti impegni di lavoro …
Ingroia che cosa risponde a chi come Giuliano Ferrara ha detto che il suo intervento al “C-Day” era un vero comizio?
“Nulla, ( ride il magistrato al telefono). A Giuliano Ferrara non rispondo nulla, mentre apprezzo le parole del ministro Alfano che ha dimostrato di avere ben più rispetto delle opinioni altrui”.
Leggendo le varie disquisizioni di questi giorni su giudici e giustizia, spesso si sente ripetere una frase del grande Piero Calamandrei: “Il giudice è la bocca della legge”. Ma che vuol dire, esattamente?
“E’ chiaro che un giudice, e in particolare quello che esprime le funzioni giudicanti, si esprime attraverso le sentenze ei casi giudiziari, ma a chi svolge una funzione requirente vengono lasciati margini di espressione ben più ampie. Non penso proprio che Calamandrei volesse dire che i giudici debbano tacere e non esprimere il proprio pensiero”.
Anche il giudice Borsellino in passato si era ritrovato al centro delle polemiche per aver detto la sua, come lui si sente oggi, un po’ scomodo?
“Non lo so questo … Io non mi sento scomodo. Io ho solo espresso il mio parere da un punto di vista tecnico sulla riforma della giustizia e rivendico il mio diritto di farlo da magistrato e da cittadino. E’ pur vero che troppo spesso in questo paese cresce l’intolleranza verso chi manifesta il proprio pensiero come è successo ai tempi a Borsellino”.
Non pensa che il suo atteggiamento e la sua decisione di esporsi possano in qualche maniera avvalorare le tesi di chi oggi cerca di svilire il ruolo dei magistrati, connotandoli con una precisa parte politica?
“Viste le strumentalizzazioni e il clima di caccia alle streghe che c’è in questo momento, c’è il rischio che se danno fastidio determinate cose diventa giusto non farle e se danno fastidio ciò che dicono i magistrati, allora occorre che stiano zitti. Bisogna comportarsi non facendosi condizionare, ma guardando sempre alla nostra carta costituzionale come ad un vero faro della legge e della giustizia”.
Tagliamo la testa al toro … Lei è di destra o di sinistra? O meglio: un magistrato può essere di destra o di sinistra?
“Ognuno può avere le sue idee politiche, anche se oggi non vedo più una distinzione così netta fra le due compagini e non esiste più una contrapposizione ideologica. Personalmente, mi sono ritrovato talvolta d’accordo con idee di uomini di destra e altre volte con i pensieri di uomini di sinistra, così come alcune volte ho condiviso le riforme del settore operate da governi di destra piuttosto che di sinistra”.
Alcuni suoi colleghi in passato l’hanno già fatto, ma lei scenderebbe mai in politica … si candiderebbe?
“Non ne vedo assolutamente i presupposti. Fino a quando ci saranno le condizioni di libertà per poter esercitare il mio mestiere continuerò a fare la mia professione che tra le altre cose mi piace molto”.