“Non vogliamo morire come a Favara”. E per protesta hanno occupato l’aula consiliare di Butera. Sono 16 famiglie bisognose, assegnatarie provvisorie di altrettanti alloggi popolari, completati da anni ma mai consegnati ai cittadini. Nell’attesa, continuano ad abitare in case vecchie, umide e pericolanti. “Rischiamo di essere travolti dai crolli improvvisi – dicono – mentre le case popolari, ultimate da anni, restano disabitate e devastate dai vandali”. Uomini, donne e bambini, minacciano di proseguire a oltranza la protesta se non otterranno risposte. Il sindaco, Luigi Vassallo (PD), ripercorre le tappe del lungo iter di questi alloggi e riferisce che non può consegnare le case perché “il collaudo tecnico per la verifica dei requisiti di agibilità ha dato esito negativo, in quanto occorre effettuare taluni interventi resi indispensabili dopo i raid teppistici che hanno danneggiato anche le strutture murarie e dopo le scorrerie dei ladri che hanno trafugato i sanitari dei bagni e le rubinetterie”. “Per ripristinare tutto – aggiunge il sindaco – occorrono 91 mila euro di cui già disponiamo, ma non possiamo spenderli se la Regione non approva il nostro piano di interventi”. Intanto, da sei mesi gli assegnatari dispongono delle chiavi degli alloggi, ma solo con la formula dell’affidamento in custodia. Nessuno vi si può insediare. “Per prevenire atti vandalici e non pagare metronotte – dicono – il comune ha pensato bene di trasformarci in vigilantes per bisogno, lasciandoci però senza casa”.
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