CATANIA – Piazze, case e negozi allagati, decine di auto trascinate da veri e propri torrenti che hanno invaso il centro storico di Catania trasformandolo in un grande lago. Questo il bilancio di un pomeriggio da apocalisse all’ombra dell’Etna, dove in serata si contano 12 feriti, di cui uno grave. La città dell’Elefante è stata sconvolta da un nubifragio durato poco più di 30 minuti. Attimi da incubo per residenti, commercianti e turisti che in alcuni casi hanno cercato di scampare all’onda d’urto dell’acqua salendo sui tetti degli edifici.
La via Etnea, principale arteria della città, è stata invasa da un vero e proprio fiume in piena, che ha travolto auto, cassonetti dei rifiuti e qualsiasi oggetto si trovasse sulla strada in quei frangenti. In tutta la provincia di Catania non esiste un sistema di raccolta delle acque pluviali e in città l’80% delle abitazioni non è allacciato al depuratore, mentre i canali di gronda delle acque bianche sono spesso coincidenti con quelli che scaricano in mare i liquami delle abitazioni. Risultato? Quasi ad ogni pioggia la città va in tilt. Così, nel pomeriggio, sotto gli occhi dell’Elefante che domina piazza Duomo, sono passati, trascinati da un vero e proprio fiume, sedie, tavolini, fioriere e cassonetti dell’immondizia. Anche l’aeroporto Fontanarossa ha subito l’ondata di maltempo e per precauzione lo scalo è stato chiuso per un’ora, con quattro voli in arrivo dirottati a Palermo, e poi rientrati in serata. Un’ordinanza del sindaco Raffaele Stancanelli ha sospeso le lezioni nelle scuole per la giornata di venerdì.
Il torrente ha invaso villa Pacini, il polmone verde che separa il porto dalla città, superando i 2 metri d’altezza. I cittadini sono rimasti, per quasi un’ora imprigionati all’interno di negozi, bar, librerie e ristoranti. Immediato l’intervento dei vigili del fuoco che hanno ricevuto la segnalazione della presenza di due anziani in difficoltà. Arrivati sul posto, i pompieri hanno rinvenuto un borsello con all’interno un documento e uno stivale incastrati tra le ringhiere che costeggiano il fiume Amenano. Si tratta del corso d’acqua che attraversa Catania sotto terra e riaffiora a piazza Duomo e poi, duecento metri più sotto, nel cuore di villa Pacini. Scattata immediatamente la ricerca al disperso, solo dopo un’ora di paura gli accertamenti della polizia hanno consentito di appurare che il proprietario dei documenti si trovava a Castel di Judica, nella propria abitazione, in buone condizioni di salute.
Il bilancio dei feriti a tarda sera si è fermato a 12 persone che hanno riportato fratture agli arti inferiori, un operaio sorpreso dal nubifragio mentre lavorava nella zona industriale di Catania è ricoverato in gravi condizioni. Mentre imprenditori, commercianti e residenti fanno la conta dei danni e svuotano negozi e abitazioni invase dall’acqua, inizia lo scarica barile sulle responsabilità. Il sindaco Raffaele Stancanelli, ha subito messo le mani avanti sottolineando di non aver ricevuto l’allerta meteo. La Protezione Civile nazionale, al contrario, sostiene di aver inviato alla dipartimento regionale, un bollettino che conteneva tutte le criticità previste per la giornata di oggi, compreso il nubifragio che si è abbattuto su Catania. Il problema però è che la Regione siciliana è “inadempiente”, secondo la Protezione Civile, dal 2004. Ieri era stato emesso un bollettino di “criticità ordinaria” per tutta la Sicilia orientale. Solo che la nostra regione non ha un proprio Centro funzionale autonomo di Protezione Civile, è l’unica che in Italia non rispetta la normativa vigente.
La “criticità ordinaria”, comprende “temporali, rovesci di pioggia, grandinate, trombe d’aria, possibilità di allagamento dei locali interrati, interruzioni della viabilità e fenomeni di scorrimento superficiale”. Fatte queste premesse, la Protezione Civile nazionale chiede al Comune di Catania “se la città sia dotata di un piano aggiornato, e magari esercitato, di protezione civile, unico strumento che possa garantire la sicurezza dei cittadini, e se tale piano preveda l’attivazione dei presidi territoriali fondamentali in caso di eventi come quello che si è verificato oggi”.
Ma non basta, secondo il Dipartimento nazionale, la Sicilia è l’unica Regione che non ha comunicato quanti e quali comuni sono provvisti di un piano di emergenza. Ecco perché 30 minuti di pioggia, non solo a Catania, possono trasformarsi in tragedia.