Torna l’incubo “mucca pazza” in Sicilia. Torna in un momento in cui sembrava non esserci più traccia della malattia e lo fa rischiando di far piombare di nuovo la popolazione nel tunnel della psicosi. Nei confronti di un caso sopetto a Caltanissetta, infatti, gli esperti chiedono di essere cauti. Ma andiamo con ordine. I sintomi della temutissima variante umana della Bse si sarebbero manifestati su un paziente che si trova al momento ricoverato nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale “Sant’ Elia” di Caltanissetta.
Un caso unico ed isolato nel territorio nisseno, sul quale viene mantenuta la massima discrezione, soprattutto per tutelare il paziente. Le sue condizioni vengono attualmente monitorate dai medici, che hanno effettuato tutti gli esami per verificare con assoluta certezza la presenza o meno della patologia. Senza i risultati delle analisi, gli esperti non possono ancora sbilanciarsi: “Non c’e’ ancora nessuna diagnosi certa – ha dichiarato oggi Paolo Cantaro, a capo dell’Asp di Caltanissetta – ed è quindi ancora presto per poter parlare di un caso di mucca pazza. Quando avremo una diagnosi certa, nel caso in cui si dovesse trattare esattamente della variante umana della Bse, lo comunicheremo al territorio”.
Le analisi – che solitamente prevedono una biopsia cerebrale – sono state inviate ad un laboratorio di Milano, una procedura prevista da un protocollo del ministero della Salute. A far scattare l’allarme sono stati alcuni sintomi che sembrerebbero molto simili a quelli che si sono manifestati, in passato, sui pazienti in cui la malattia era stata conclamata. Come ad esempio successe alla ragazza di Agrigento che rappresentò il primo caso in assoluto in Italia, nel settembre del 2001, ma fu difficile stabilire quando possa avere contratto la malattia, che presenta lunghi periodi di incubazione, anche di cinque anni, prima di manifestarsi. Nei bovini, la causa principale dell´insorgere della patologia è l´utilizzo di mangimi che contengono farine prodotte con carcasse di animali infetti, mentre la variante umana viene trasmessa mangiando carne di manzo infetta, o assumendo farmaci che contengono tessuti bovini prelevati da zone considerate a rischio, come il cervello o il midollo spinale.
La sintomatologia clinica si presenta con alterazioni dell’umore che vanno dalla depressione all’ansietà, possono comparire alterazioni cutanee, e in alcune settimane o mesi compaiono disturbi dell’andatura e deficiti neuro-motori. La compromissione delle facoltà cognitive superiori appare negli stadi più avanzati della patologia.