PALERMO – C’è un nuovo pentito di mafia. Ancora una volta a saltare il fosso è un esponente del mandamento di Tommaso Natale.
Domenico Giordano, 56 anni, ha scelto di saltare il fosso due anni dopo essere finito in carcere. Ha seguito l’esempio del fratello Salvatore, l’uomo che con le sue dichiarazioni lo ha spedito in galera, nell’ottobre del 2010. Era stato lui a tracciarne il ruolo di referente mafioso a Partanna Mondello e allo Zen, dove il neo pentito passava a riscuotere il pizzo. I soldi servivano per rimpinguare le casse dell’organizzazione e campare le famiglie dei carcerati. Un ruolo delicato che aveva imparato a ricoprire restando vicino a Franco Franzese, il bracciio destro di Salvatore Lo Piccolo. Franzese è stato il primo a decidere di voltare pagina, offrendo agli investigatori la chiave per conoscere i segreti del granitico mandamento di San Lorenzo. Dopo di lui, in tanti hanno scelto di passare dalla parte dello Stato.
Due anni fa arrivò il turno di Salvatore Giordano, insospettabile pescivendolo di giorno e mafioso di notte. Aveva fatto tutta la trafila senza mai finire in carcere. Quando mancava davvero poco a fare il definito salto di qualità. Quando era tutto pronto per il suo battesimo di Cosa nostra, Salvatore Giordano mise il suo destino nella mani degli agenti della Direzione investigativa antimafia. Immaginava un futuro diverso, per lui e per i suoi figli. Per mesi fece l’infiltrato. Un doppio gioco pericoloso, ma mai venuto a galla. E così tracciò i nuovi assetti della mafia di San Lorenzo che cercava di riorganizzarsi trovando alleanze a Santa Maria del Gesù.
Ora tocca al fratello seguirne le orme. E’ già sotto protezione in una località segreta. I familiari più stretti si sono dissociati dalla sua scelta. Adesso tocca a lui offrire una mappa aggiornata del potere. Chi comanda oggi a San Lorenzo dopo l’arresto dell’ultimo reggente, quel Giulio Caporrimo che organizzava i summit nel maneggio di Villa Pensabene? Chi sono i gregari della nuova mafia a caccia di credibilità? Risposte che partono da una certezza investigativa. La mafia, a San Lorenzo come altrove, sta cercando di rialzare la testa.