Obbligo di dimora per Pintabona | Lavitola, i soldi e Berlusconi - Live Sicilia

Obbligo di dimora per Pintabona | Lavitola, i soldi e Berlusconi

Carmelo Pintabona, uomo d'affari siciliano, lascia il carcere. Per lui obbligo di dimora a Brolo in provincia di Messina. Tutti i particolari sui suoi rapporti con Lavitola e Berlusconi.

L'affare Lavitola
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Lascia il carcere di Secondigliano l’uomo d’affari e politico siciliano Carmelo Pintabona, accusato insieme con Valter Lavitola di estorsione ai danni dell’ex premier Silvio Berlusocini. Lo ha deciso il gip di Napoli Dario Gallo. Per Pintabona, difeso dagli avvocati Mario Papa e Alfredo Serra, è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di Brolo, in provincia di Messina. I pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, titolari dell’inchiesta, avevano espresso parere favorevole alla concessione degli arresti domiciliari.

Il direttore dell’Avanti Valter Lavitola durante la latitanza in Sud America fece pervenire a Berlusconi la richiesta di cinque milioni di euro attraverso l’amico e uomo d’affari Carmelo Pintabona. A confermarlo ai pm é stato lo stesso Pintabona durante gli interrogatori investigativi davanti ai pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock. La circostanza si evince dal provvedimento emesso oggi dal gip. Ai pm, a quanto si è appreso, Pintabona ha rivelato di essersi incontrato due volte a gennaio scorso con Berlusconi nella villa dell’ex premier ad Arcore. E ha spiegato che, per conto di Lavitola, aveva rappresentato al leader del Pdl la situazione di disagio e di difficoltà economica in cui il direttore dell’Avanti era venuto a trovarsi durante la latitanza. Pintabona ha precisato di aver chiesto, per conto di Lavitola, al Cavaliere 5 milioni di euro a titolo di prestito, sottolineando che tuttavia Berlusconi “declinò” la richiesta.

Nel parere favorevole ai domiciliari depositato dai pm, gli inquirenti sottolineano come Pintabona abbia avuto un atteggiamento “non ostile” alla ricostruzione della vicenda, introducendo nell’inchiesta anche una circostanza nuova, come i due incontri a Arcore con Berlusconi avvenuti il 5 e il 31 gennaio scorso. A proposito delle esigenze cautelari, i pm mettono comunque l’accento sul fatto che le dichiarazioni di un coindagato (come appunto Pintabona) necessitano della ricerca di riscontri esterni evitando allo stesso tempo il rischio di iniziative e strategie difensive come quelle addebitate ad alcuni avvocati (Alessandro Sammarco e Eleonora Moiraghi) che, secondo l’accusa, intendevano avvicinare Lavitola per evitare che facesse ai magistrati dichiarazioni dannose per Berlusconi. A proposito degli incontri con Berlusconi, Pintabona ha negato di avergli consegnato lettere di Lavitola ed ha ricordato che quando gli riferì del rifiuto di Berlusconi, il direttore dell’Avanti si arrabbiò moltissimo. Secondo l’accusa, Lavitola dalla latitanza avrebbe estorto o tentato di estorcere somme di denaro a Berlusconi minacciando rivelazioni in relazione a inchieste giudiziarie come il caso Tarantini-escort.

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