PALERMO- Hanno fatto benissimo. Gli studenti di Palermo hanno confermato (e non fa mai male) che la rivoluzione delle coscienze perdura ormai stabilmente. Con la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino s’è tranciato quel cordone ombelicale che legava il Maligno che seduce e cioè Cosa nostra alle coscienze più fragili e sguarnite. Quindi non posso che ribadire il conforto che deriva dal vedere la folla di ragazzi stringersi attorno al dottor Ingroia per sancirne, con il suo autografo, la testimonianza d’averlo conosciuto. La domanda, quindi, non può vertere sul “hanno fatto bene o male” poiché quest’alternativa sarebbe da stupidi. La domanda vera, semmai, è: che cosa i ragazzi hanno portato a casa?
Vediamo. L’Umanità deve (dovrebbe) guardare alla Giustizia come ad un Bene supremo, come ad un termometro che misuri la temperatura della civiltà di un dato tempo. Più Giustizia, dunque, più civiltà. E i ragazzi, che per status generazionale sono l’espressione più manifesta del percorso dell’Uomo e l’indice, seppur incerto, del mondo che sarà, devono (dovrebbero) ammirare, tifare finanche per la Giustizia ovunque essa si “annidi”. Escludendo le condizioni proprie degli Stati etici (fascista, comunista, nazista) non possiamo che affermare che in uno Stato di diritto come l’Italia la Giustizia ha regole, sedi e organismi previsti dalla Costituzione. Non se ne esce, il resto è Stato etico. Il dottor Ingroia ha certamente, accanto al suo essere magistrato, anche il talento d’essere ottimo comunicatore. Ed esercita l’una e l’altra funzione in un’unica miscela. Su questo aspetto sono intervenuti in chiave critica il Presidente della Repubblica, il Csm, l’Associazione Nazionale Magistrati e, in ultimo, Magistratura Democratica, il sindacato di cui il dottor Ingroia fa parte. Chiave critica nei confronti del predetto.
Una domanda intermedia: in questo conflitto sul modo di agire, dove si “annida” la Giustizia? Sta dalla parte del dottor Ingroia o da quella di tutti gli altri in elenco? O un po’ e un po’? Ognuno potrà dare la propria risposta, ma un fatto è certo: il dottor Ingroia è un personaggio mediatico di prima qualità, anche per l’intensa partecipazione ad eventi pubblici ed anche a causa dei conflitti accennati.
Allora, ecco la domanda vera: l’autografo che i ragazzi hanno portato a casa è quello di un magistrato impegnato su un fronte rischioso ed eccezionalmente incontrato in una fortunata quanto rara occasione o è quello di un personaggio impegnato su un fronte rischioso, ma la cui notorietà è dovuta soprattutto alle attività al di fuori delle aule di Giustizia? Occhio, ragazzi. Non sto entrando nel merito di queste attività extragiudiziarie, ma sul loro effetto mediatico e sulle conseguenze che alcune di esse hanno suscitato facendo reagire negativamente il Presidente della Repubblica, il Csm, l’ANM e MD.
Certo poi c’è stato anche l’effetto del saluto, del trasferimento in Guatemala. Tutto si lega e anche per questo si giustifica la richiesta di autografo. Ma i ragazzi ne conosceranno realmente il valore quando, a cose passate e divenuti adulti, lo confronteranno con la Storia.