PALERMO – Una pensione di invalidità era come un posto di lavoro. E un posto di lavoro valeva centinaia di voti. Giovanni Lo Sciuto, l’ex deputato regionale e uomo chiave della loggia segreta azzerata dagli arresti dei carabinieri di Trapani, aveva capito che l’Inps poteva diventare un bacino sterminato per il consenso elettorale.
Bisognava agganciare il capo della commissione medica dell’Istituto, Rosario Orlando. Lo Sciuto nel 2015 spiegava a Giuseppe Berlino, pure lui finito in manette, che “questo di qua me lo stringo un pochettino, quattro cose me li deve fare passare ogni anno, hai capito? a me, quando mi fa passare dieci, quindici cose l’anno… in tre, quattro anni, sono un quaranta cinquanta (si riferisce alle persone, ndr) significano… voti mi segui o no?… vedi che quando io ero qua che potere… ti ricordi che arrivai quasi a cinquemila voti, perché?… qua a Castelvetrano, che potere che avevo Pé…”.
Era il “potere” di fare passare le pratiche, di liquidare pensioni e riconoscere punti di invalidità a gente che non ne aveva diritto. Un anno dopo, nel 2016, l’ex deputato regionale ritornava sul binomio pensione-consensi elettorali parlando con il fratello Antonino e con Isidoro Calcara. Il patto illecito con il medico Orlando era ormai consolidato: “… ci mando ogni anno venti, trenta cristiani li fa passare… ogni cosa di questo sono cinquanta voti ogni famiglia… ogni volta una cosa di questa è un posto di lavoro, o no?”. Ed ancora: “… a me solo quest’anno già me ne ha fatto qualche quindici, venti… buono che da qua alle elezioni me ne fa altre trenta, quaranta, cinquanta: non sono quasi mille voti? Perché ognuno di questi ci deve essere poi … un ritorno di voto…”.
Le intercettazioni dei carabinieri del Nucleo investigativo hanno registrato anche le fasi antecedenti e successive alle visite mediche delle persone che si erano rivolte, su indicazione di Lo Sciuto, allo studio dell’avvocato Vincenzo Salvo di Castelvetrano. Era quest’ultimo a curare i ricorsi che godevano di una corsia più che preferenziale.
E così nel maggio 2016, quando Orlando era prossimo alla pensione, a Lo Sciuto non restava che rammaricarsi: “… quello speriamo che non se ne vada in pensione… ci rovina… anche perché quest’altro anno altre quattro cose le avremmo sistemate ancora. O no?”.