CATANIA – È lungo l’elenco delle inchieste e dei procedimenti che ruotano attorno al ciclo dei rifiuti. E a riguardo non è mai stato un mistero che la Oikos, società titolare della discarica Valanghe d’Inverno e dell’appalto sui servizi di nettezza Urbana a Catania, non “gradisse” affatto i poteri assegnati ai commissari straordinari. In tal senso c’è un fatto nuovo: la prima sezione del Tar di Catania, presieduta dal presidente Antonio Vinciguerra, ha recentemente accolto il ricorso (n. 01573/2016 reg. ric.) con cui la Oikos ha chiesto l’annullamento della nota (ndr prot. 46771 del 9-6-2016) con cui il prefetto catanese, Maria Guia Federico aveva stabilito che fra i poteri assegnati ai commissari straordinari non rientrasse anche quello d’intervenire dinanzi alla Regione siciliana per ottenere il rinnovo dell’Aia. Ma secondo la Oikos, il commissariamento avrebbe procurato danni alla ditta, in relazione soprattutto alla sospensione della procedura di rilascio dell’autorizzazione integrale ambientale Drs n. 221 del 29 marzo 2009, quale documento fondamentale di cui disporre per mantenere in esercizio l’impianto per lo smaltimento dei rifiuti incuneato fra i territori di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia.
Il Tar ha stabilito che “Considerato che il ricorso presenta elementi di fondatezza poiché sebbene la misura straordinaria della gestione ex art. 32, comma 10, sia stata adottata, limitatamente alla gestione transitoria della discarica sita in Motta Sant’Anastasia, C.da Valanghe, al fine di realizzare le opere previste nel progetto di chiusura, contestualmente sospendendo i poteri di tutti gli altri organi sociali’ e comunque ‘fino alla completa esecuzione delle opere previste nel progetto di chiusura. E considerato inoltre che al danno prospettato dalla parte ricorrente, integrato dalla sospensione sine die del procedimento di rinnovo dell’AIA, è possibile ovviare ordinando al Prefetto di Catania di riesaminare il provvedimento impugnato, convocando gli amministratori straordinari che dovranno motivatamente riscontrare la richiesta di documentazione necessaria per il rilascio della procedura antimafia, eventualmente rappresentando la sussistenza di concreti motivi ostativi”. La sentenza, dunque, emanata dai giudici amministrativi ordina al prefetto di riesaminare il provvedimento con cui di fatto ha vietato ai commissari straordinari di portare avanti la procedura di rilascio dell’autorizzazione. Lo scopo della Oikos, senza troppi giri di parole, è di ampliare il raggio di azione dei commissari e di consentire così alla società – che al momento ha le “mani legate” in ragione di un’informativa interdittiva antimafia – di poter ottenere comunque il rinnovo dell’Aia.
Ma il progetto di chiusura della discarica di Valanghe d’Inverno sembra, infatti, inspiegabilmente finito nel dimenticatoio. Al contrario, il procedimento di rinnovo dell’Aia si è riaperto a seguito delle ordinanze di sospensione cautelari n 11/12 del gennaio 2016 con cui il CGA di Palermo ha accolto la richiesta di sospensione cautelativa della sentenza del Tar Sicilia 1810/2015. “Il procedimento di rinnovo dell’AIA – prosegue l’ordinanza del 23 settembre 2016 – s’innesta nella più ampia vicenda amministrativa conseguente alla sospensione -disposta con ordinanza CGA n. 11/2016”. In buona sostanza, il Consiglio di Giustizia amministrativa aveva ritenuto indispensabile sospendere (non ribaltare) in via cautelativa l’esecutività della decisione con cui la sezione staccata di Catania il 29 giugno 2015 rigettò il ricorso intrapreso dalla ditta Oikos che chiedeva l’annullamento del provvedimento di diniego delle Aia. E proprio in forza della citata sentenza del Cga che la Oikos ha nuovamente intrapreso la procedura di rinnovo dell’autorizzazione già revocata. Un fatto che, a quanto a pare, il Tar etneo riconosce alla Oikos con la sentenza del 23 settembre 2016, appunto. Tuttavia, è bene precisare che si attende ancora che il Cga entri nel merito della sospensione.
La prefetta di Catania, Maria Guia Federico, dal canto suo, ha sempre difeso l’operato suo e dei commissari. E lo ha fatto anche di fronte la commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti lo scorso marzo 2015 nel corso di un’audizione. “Siamo quanto meno sicuri – ha spiegato – che all’interno della discarica Oikos di Motta Sant’Anastasia non accada niente che possa essere non conforme alle disposizioni di legge. Peraltro, i video sono costantemente monitorati e visionati dai commissari. Vorrei segnalare che emerge un’elevata affidabilità tecnica degli impianti. Il modello adottato dalla gestione commissariale segna una discontinuità gestionale, confermando, in un’ottica pubblica, cogli opportuni presìdi di legalità e trasparenza, l’eccellenza della filiera di trattamento e le potenzialità di regime a oggi raggiunte nel quadro di emergenza regionale e la sua possibile utilizzazione futura. Un altro dei miei input ai commissari è stato di arrivare a una corretta gestione che consentisse anche l’abbassamento del prezzo di conferimento, che ritengo sia la cosa fondamentale da fare. Tengo inoltre a dire che, innanzitutto non era previsto l’accantonamento del post mortem e stanno facendo loro quest’accantonamento, hanno già accantonato 200 mila euro. Abbiamo fatto un’ipotesi progettuale: se la gestissero loro per un anno, arriveremmo a un utile di circa 10 milioni di euro, che, come sapete, andrebbe versato non nelle casse della società, ma nel fondo istituito presso il ministero dell’Interno”. Adiacente l’impianto di Valanghe d’Inverno vi è quella di contrada Tiritì già dismessa in quanto satura, sempre di proprietà della Oikos. Questa avrebbe già dovuto essere bonificata, stante anche le numerose proteste portate avanti negli anni dai cittadini, amministratori locali e comitati no discarica. Ma così non è stato: “La discarica di Tiritì è chiusa, ma a ora ovviamente produce il biogas – ha precisato ancora il prefetto Maria Guia Federico nel corso dell’audizione svoltasi dinanzi la commissione parlamentare d’inchiesta – che viene quindi rivenduto con considerevoli guadagni per la società che ne è proprietaria”.
“Ci hanno tolto la gestione di un’azienda che la Oikos – dichiara l’avvocato che assiste la Oikos, Rocco Mauro Todero – abbiamo portato avanti e in cui abbiamo investito soldi nostri. La discarica è di proprietà della Oikos non dello Stato – Proto non ha alcuna sentenza di condanna”. Altro procedimento riguarda quello con cui la sezione staccata di Catania del Tribunale amministrativo regionale il 22 settembre scorso ha rigettato il ricorso presentato dal legale rappresentante della ditta Oikos che chiedeva la sospensione e annullamento della delibera della giunta comunale di Catania con cui si prorogava il contratto per il servizio di igiene urbana e ambientale. Per il Tar il ricorso non si può accogliere perché presentato dagli amministratori ordinari di una società “sottoposta ad amministrazione straordinaria”. “Impugneremo anche quest’ultima decisione del Tar” – conclude Todero.
I FATTI – ll progetto di chiusura era stato presentato dalla Oikos nel novembre del 2014 a margine del decreto con cui l’ex direttore generale dell’assessorato all’Energia, Marco Lupo, dopo aver posto il diniego al rinnovo delle autorizzazioni integrali ambientali il 22 luglio 2013, chiedeva alla Oikos in qualità di gestore della discarica di presentare un progetto finalizzato alla chiusura e bonifica definitiva. Figura chiave nella vicenda giudiziaria e politica sul sistema ambientale di gestione e smaltimento dei rifiuti fu Nicolò Marino, ex assessore regionale all’Energia che nominata una commissione interna d’indagine, emise un atto con cui negava il consenso al rinnovo delle AIA. A seguito dell’operazione Terra Mia, la maxi inchiesta condotta dalla Procura palermitana da cui scattò l’arresto per il reato di corruzione per l’ex re dei rifiuti Proto e per il funzionario della Regione Vincenzo Cannova – quest’ultimo accusato di avere presumibilmente intascato mazzette in cambio di agevolazioni inerenti al rilascio delle AIA – la discarica Oikos fu interessata da un’informativa antimafia interdittiva. E fu proprio la Regione a chiedere alla prefettura “di valutare la possibilità di applicare misure straordinarie di gestione al fine di prevenire e scongiurare gravissimi inconvenienti igienico sanitari”. La prefetta della provincia catanese Maria Guia Federico, sulla base dell’art 32 del decreto legge 90/2014, rispose (su indicazione dell’autorità nazionale Anticorruzione) con un decreto con cui nominava il prefetto in quiescenza, Stefano Scammacca, l’ingegnere Riccardo Tenti e il commercialista, Maurizio Cassarino, commissari per la gestione della discarica Valanghe d’Inverno. A comporre invece il pool di amministratori straordinari per l’Ipi sono ancora l’avvocato Giuliano Fonderico, il commercialista Maurizio Cassarino e l’ingegnere Riccardo Tenti; per l’Oikos il generale dei carabinieri, Carlo Gualdi, già vice comandante generale dell’Arma, oltre a Cassarino e Tenti. Esatto, proprio così: Cassarino e Tenti, percepiscono gli emolumenti relativi a ben tre consulenze commissariali. Il prefetto, inoltre, stabiliva che “la misura straordinaria e temporanea – si leggeva nel decreto – perduri limitatamente alla completa esecuzione delle opere previste del progetto di chiusura”. I compensi e retribuzioni record dei componenti del collegio commissariale sono finiti da tempo nel mirino di deputati, comitati e sindaci a caccia di sprechi. La prefettura aveva pubblicato on line gli emolumenti corrisposti agli amministratori: cifre che toccano quota 45 mila euro al mese. “La discarica di Motta non è in esaurimento – aveva chiarito il prefetto di fronte la commissione parlamentare nel marzo 2015 – se fosse autorizzata e regolarizzata in senso amministrativo dalla Regione, potrebbe durare altri dieci anni”.