Ventuno anni di galera per l’omicidio che insanguinò la piazza di Borgo Vecchio. La corte d’assise di Palermo ha confermato la sentenza di primo grado. Giuseppe Pecoraro sarebbe l’assassino di Giovanni De Luca, ucciso a colpi di pistola il 2 ottobre del 2005. A tre anni è stato condannato uno dei due coimputati Gianluca Lo Coco. Assolto Daniele Russo. Entrambi rispondevano di favoreggiamento. Movente e dinamica del delitto, a lungo rimasto impunito, sono stati ricostruiti dal pentito Fabio Nuccio, fratello di un altro collaboratore di giustizia, Nino. Il suo raccontò ha spezzato il pesante clima di omertà e depistaggi che ha reso complicate le indagini.
Drammatica fu l’udienza in cui Nuccio puntò il dito contro l’imputato. In un’aula gremita di parenti che gli davano dell’infame disse senza esitazione: “È lui, Giuseppe Pecoraro, è lui che ha sparato a Giovanni De Luca”. Poi, raccontò di avere saputo da altre persone del delitto avvenuto sotto gli occhi di tutti. Eppure nessuno in quella piazza brulicante di vita aveva visto o sentito qualcosa. Che De Luca era stato ammazzato da Pecoraro, raccontò il pentito, era una cosa nota a chi frequentava la taverna “Da Carlo al Borgo”, dove Nuccio lavorava come garzone. Il giovane spiegò che fra Pecoraro e De Luca, già la mattina della tragedia, erano volate parole grosse per una storia di ragazze. Poi, la violenza esplosa di sera. De Luca sarebbe stato ucciso perché, durante una discussione tra Pecoraro e l’ ex cognato Daniele Russo, aveva preso le parti di quest’ultimo.
Sull’inattendibilità di Nuccio hanno sempre puntato i difensori degli imputati. Troppe lacune nei suoi ricordi. Troppe incongruenze nel racconto. E anche i giudici d’appello, nei mesi scorsi, dopo sette ore di camera di consiglio invece di uscire con una sentenza emisero un’ordinanza a sorpresa: decisero di sentire di nuovo il principale accusatore. E Nuccio non cambiò di una sola virgola il suo racconto.