Il nascondiglio, i fratelli, le liti | Retroscena di un delitto - Live Sicilia

Il nascondiglio, i fratelli, le liti | Retroscena di un delitto

Giovanni Guzzardo e Santo Alario

Tutti gli indizi che hanno portato all'arresto di Giovanni Guzzardo per l'omicidio di Santo Alario.

PALERMO – Non c’è il cadavere, ma ci sono parecchi indizi. Indizi che al momento sono bastati per fare convalidare il fermo e mandare in carcere Giovanni Guzzardo con l’accusa di avere ucciso Santo Alario e poi di averne fatto sparire il corpo.

Dal silenzio investigativo emergono una serie di particolari. I carabinieri hanno scovato giovedì notte Guzzardo mentre dormiva dentro un casolare abbandonato nelle campagne di Montemaggiore Belsito. Ha vissuto chissà quanto tempo lì senza avere neppure la corrente elettrica. C’erano dei viveri e un fucile da caccia regolarmente denunciato che Guzzardo si è portato dietro e su saranno eseguiti gli accertamenti scientifici. I militari sono giunti sul posto seguendo i due fratelli di Guzzardo. Li avevano già visti in un paio di precedenti occasioni. Quindi si sono appostati e sono intervenuti quando erano certi della sua identità.

Di Guzzardo non c’erano tracce dallo scorso 7 febbraio, giorno in cui si era allontanato insieme ad Alario in macchina con destinazione Ventimiglia di Sicilia. Un video che Alario ha inviato alla compagna li ritraeva insieme. Poi, il nulla. Con un particolare, però: i loro telefonini sono stati spenti contemporaneamente. Altro sospetto: soltanto i familiari di Alario hanno presentato una denuncia di scomparsa. I parenti di Guzzardo hanno preferito soprassedere. Ora si è scoperto che lo avrebbero fatto perché sapevano dove si trovava il parente.

La macchina, una Fiat Panda, è stata ritrovata impantana nelle campagne di Caccamo. Mancavano entrambe le targhe, segno che c’era un piano dietro la scomparsa. Caccamo dista una cinquantina di minuti dal casolare di Montemaggiore Belsito, particolare che dà la cifra di quanto complicato sia trovare il corpo di Alario in una zona così vasta.

Infine ci sono le testimonianze di dipendenti e clienti del bar Avana di Capaci, di proprietà di Guzzardo. Hanno riferito di averli visti e sentiti litigare con toni parecchio accesi pochi giorni prima del 7 febbraio. Resta da capire perché mai i due, nonostante i rapporti tesi, si trovassero insieme in macchina. Alario, almeno così emergerebbe dal video, non mostrava apparenti segni di tensione.

Cosa c’era dietro le tensioni esplose al bar? Per aprire il bar  Guzzardo ha ottenuto un finanziamento di 180 mila euro da Invitalia. C’entra in qualche modo Alario, che potrebbe avere avanzato pretese sull’attività imprenditoriale che Guzzardo ha aperto con grandi sacrifici.


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