L'omicidio Ciaccio Montalto, la memoria degli studenti di Palermo

L’omicidio Ciaccio Montalto, la targa cancellata e l’impegno degli studenti

L'assessore Giampiero Cannella e la professoressa, nonché consigliere comunale, Giulia Argiroffi
Iniziativa degli studenti dell'istituto di Palermo
AL RUTELLI DI PALERMO
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PALERMO – Quarantuno anni fa la mafia uccideva il magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto. Nel giorno dell’anniversario docenti e studenti dell’Istituto Mario Rutelli di Palermo hanno organizzato un momento di ricordo.

“Riteniamo essenziale, specialmente in un contesto in cui taluni sembrano minimizzare la pericolosità della mafia e del crimine organizzato, che la memoria di Ciaccio Montalto catalizzi un impegno collettivo. In questo momento cruciale in cui prepariamo il terreno per il nostro futuro – scrive il collettivo degli studenti – non possiamo sottostimare l’importanza di abbracciare la conoscenza di storie come quella di Ciaccio Montalto, che fu tra i primi ad indagare sull’intreccio criminale fra mafia, politica e massoneria, in un territorio, la provincia di Trapani, crocevia di sporchi affari e indicibili accordi, che toccano il potere anche ai piani più alti”.

“La figura del magistrato, il suo metodo investigativo che anticipa quello di Giovanni Falcone, la sua caparbietà e il suo sacrificio sono ancora oggi, ingiustamente, poco valorizzati, e pagano anni di negazione”, spiega Giulia Argiroffi, consigliere comunale e professoressa del Rutelli. Nei mesi scorsi gli studenti si sono accorti che qualcuno aveva cancellato la parola “MAFIA” dalla targa della piazza a lui intitolata davanti alla scuola, nella zona di corso Calatafimi. Stamani ne è stata apposta una nuova. Non si può e non si deve cancellare l’orrore mafioso.

A rappresentare la giunta Lagalla c’era l’assessore Giampiero Cannella: “Grazie alla segnalazione dell’istituto Mario Rutelli e all’attenzione della professoressa Giulia Argiroffi l’amministrazione comunale ha sostituito le targhe toponomastiche che erano state danneggiate da vandali. Ancora più odioso il particolare che ignoti avevano cancellato la parola ‘mafia’, come a voler nascondere la vera e accertata natura dell’omicidio del coraggioso magistrato. Oggi si è simbolicamente ripristinata la verità storica e reso omaggio ad un uomo che ha affrontato il cancro mafioso a viso aperto”.

Nella notte tra il 24 e il 25 gennaio 1983, killer rimasti ignoti assassinarono il sostituto procuratore di Trapani. Aveva appena ottenuto il trasferimento a Firenze. Fecero fuoco con due pistole e una mitraglietta non appena lo videro varcare in macchina il cancello di ingresso della sua villetta a Valderice. Aveva 42 anni. All’indomani avrebbe dovuto tenere la requisitoria in un processo per omicidio.

Grande conoscitore dei fenomeni mafiosi, Ciaccio Montalto nel corso della sua carriera si era occupato di inchieste delicate, come quella sulle distrazioni di denaro legate alla ricostruzione post terremoto del Belice. Fu tra i primi a capire che bisognava colpire gli interessi economici delle cosche, applicando la legge “Rognoni-La Torre” del 1982.

Eppure a lungo il delitto non fu trattato come un omicidio di mafia. Qualcuno parlò addirittura di pista passionale. Ed invece furono Salvatore Riina e Mariano Agate a volere la morte del magistrato. Le sue indagini avevano dato fastidio e temevano che una volta giunto a Firenze Ciaccio Montalto avrebbe seguito gli affari mafiosi lontano dalla Sicilia. Le condanne sono definitive, i killer sono ancora senza volto. Per fortuna c’è la memoria coltivata dai ragazzi.


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