Un omicidio, due verità | Uno dei pentiti mente - Live Sicilia

Un omicidio, due verità | Uno dei pentiti mente

La vittima, Andrea Cottone

Mario Cusimano smentisce il racconto di Stefano Lo Verso sulla morte di Andrea Cottone.

PALERMO – Uno dei due mente. Pubblici ministeri e giudici finora hanno creduto al pentito Stefano Lo Verso e non all’altro collaboratore di giustizia, Mario Cusimano.

Cusimano, ieri e oggi, è tornato a ribadire la sua versione dei fatti nei due processi ai presunti assassini di Andrea Cottone. L’accusa ha chiesto la condanna all’ergastolo per Ignazio Fontana e Giuseppe Comparetto, e cinque anni per Carmelo Bartolone imputato per soppressione di cadavere. Per l’uccisione di Cottone, imprenditore scomparso nel novembre 2002, a Ficarazzi, sono stati già condannati alla massima pena Michele Rubino, Onofrio Morreale e Nicola Mandalà ed è in corso il dibattimento d’appello.

Cottone il 6 settembre del 1995 era stato arrestato per associazione mafiosa perché ritenuto ‘capodecina’ della ‘famiglia’ di Villabate. Nel 1999, dopo la sua scarcerazione, aveva continuato a essere vicino alla cosca dei Montalto, reggenti della famiglia mafiosa di Villabate. Sarebbe stato ucciso proprio per un regolamento di conti fra cosche. Il 13 novembre del 2002 l’imprenditore venne accompagnato a bordo della propria auto al ristorante minigolf di Ficarazzi, apparentemente per discutere con Onofrio Morreale su alcuni furti ai danni dello stesso Cottone. Da quel giorno si persero le sue tracce.

La moglie presentò denuncia di scomparsa. Due settimane dopo l’autovettura dell’imprenditore fu trovata a Termini Imerese regolarmente parcheggiata. Lo Verso ricostruì la trappola. Disse che non sapeva cosa stesse per accadere e probabilmente anche lui è scampato alla morte. Ebbe la fortuna che un uomo, casualmente sul posto, lo avesse visto e salutato. E per evitare guai Lo Verso sarebbe stato risparmiato. Il collaboratore di giustizia ha riferito di avere convocato Cottone al minigolf-pizzeria di Ficarazzi per discutere di alcuni furti subiti. Poi, scese nei macabri particolari: “Io a Michele Rubino lo conoscevo da vecchia data ma in quell’occasione quando sono entrato e l’ho visto che lui lo teneva per un braccio e l’altro per un altro braccio, mentre il Morreale c’era di sopra, io non l’ho riconosciuto, perché lui aveva, aveva questi capelli buttati tutti in avanti, tutto vestito di nero… successivamente quando c’è stata poi una mangiata alla fattoria di Spera, il Comparetto mi disse: non l’hai riconosciuto? Ci dissi: ma a chi? A Michele. Ed Ezio Fontana era coi capelli tagliati, che poi l’ho riconosciuto”.

Cusimano smentisce la sua ricostruzione, sostenendo che Lo Verso sapeva esattamente che Cottone fosse stato convocato all’appuntamento con la morte. E non poteva essere altrimenti, visto che Cusimano lo piazza alla guida del clan di Ficarazzi nei giorni dell’omicidio. Cusimano sostiene che Lo Verso non ha assistito al delitto che, però, descrive con dovizia di particolari. Uno dei due mente.


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