PALERMO – Dopo quelle sull’omicidio di Piersanti Mattarella, l’allora presidente della Regione siciliana ucciso il 6 gennaio del 1980, la Procura riapre le indagini sull’agguato costato la vita all’ex segretario provinciale della Dc Michele Reina, assassinato il 9 marzo del 1979 a Palermo.
Le indagini sull’omicidio Reina
Su delega della direzione distrettuale antimafia del capoluogo la Dia sta acquisendo i video e le foto girate sul luogo dell’agguato. Per l’omicidio di Reina, uno dei cosiddetti delitti politici-mafiosi, sono già stati processati e condannati i membri della commissione di Cosa nostra.
Le indagini sul delitto Mattarella
Per quanto riguarda gli omicidi Mattarella e Reina, la procura di Palermo si affida alle nuove tecnologie per arrivare a una svolta nelle indagini. Nel primo caso I pm hanno fissato un accertamento tecnico nella speranza di individuare tracce di Dna nell’impronta trovata nello sportello della macchina usata dai killer per la fuga.
Michele Reina fu eletto segretario provinciale della Dc nel 1976 e fu uno dei principali sostenitori dell’apertura del partito alla sinistra. La sera del 9 marzo del 1979 il politico stava salendo in auto con la moglie e una coppia di amici, quando alcuni sicari si avvicinarono e gli spararono tre colpi di calibro 38 che lo colpirono al collo, alla testa e al torace. Il commando fuggì via a bordo di una Fiat Ritmo rubata poche ore prima.
Si riparte da un’impronta
Anche in questo caso si riparte da una impronta trovata all’interno della macchina usata dai sicari. Nel passato la traccia, che è integra, a differenza di quella trovata nella macchina dei killer di Mattarella, era stata confrontata con quelle di diversi appartenenti a Cosa nostra, ma senza successo.
Appena un’ora dopo, l’omicidio venne rivendicato con una telefonata anonima al centralino del Giornale di Sicilia da Prima linea, uno dei gruppi armati del terrorismo rosso. Seguirono altre rivendicazioni sempre di matrice terroristica.
Il racconto di Buscetta
A imprimere una svolta alle indagini furono le dichiarazioni fatte al giudice Giovanni Falcone e all’allora dirigente della Criminalpol Giovanni De Gennaro, del pentito Tommaso Buscetta che disse che a volere la morte del politico era stato il boss Totó Riina. Per il delitto sono stati condannati con sentenza definitiva i componenti della Cupola mafiosa Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Michele Greco, Bernardo Brusca, Francesco Madonia e Antonino Geraci. Gli esecutori materiali non sono, però, mai stati trovati.
La morte di Reina fu solo l’inizio di una lunga serie di omicidi attribuiti a Cosa nostra tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta a Palermo come quelli di Piersanti Mattarella e del segretario regionale del pc Pio La Torre. Una lunga scia di sangue su cui non è stata fatta ancora piena luce. Al centro delle nuove indagini ci sarebbero anche eventuali collegamenti, che già Giovanni Falcone aveva ipotizzato, sui cosiddetti delitti politici e su possibili convergenze di interessi tra Cosa nostra e eversione nera unite dal tentativo di impedire il rinnovamento politico della Sicilia.