PALERMO – La Procura di Palermo si affida alle nuove tecnologie per arrivare a una svolta nelle indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella.
I pm hanno fissato un accertamento tecnico. L’avviso è stato notificato nei giorni scorsi ai due indagati – ma LiveSicilia lo ha appreso solo oggi -, i killer mafiosi Antonino Madonia e Giuseppe Lucchese.
Nuovo accertamento il 12 giugno
Il prossimo 12 giugno sarà conferito l’incarico ai periti per una comparazione biologica su una vecchia impronta trovata sulla macchina usata dai killer per la fuga dopo l’omicidio del 6 gennaio 1980.
Secondo la nuova ricostruzione dal procuratore Maurizio De Lucia, dell’aggiunto Marzia Sabella e del sostituto Francesca Dessì a sparare al presidente della Regione siciliana sarebbe stato Madonia, figlio del capomafia di Resuttana, Francesco, e appartenente a una delle famiglia di mafia più potenti di Palermo.
Al volante della 127 usata dai killer per allontanarsi da via Libertà potrebbe esserci stato Lucchese, del mandamento di Ciaculli, anche lui killer spietato dell’ala corleonese di Cosa Nostra. Avevano 28 e 22 anni.
L’allora governatore siciliano, fratello dell’attuale capo dello Stato, Sergio, voleva smantellare la rete di potere fra mafia, politica e imprenditoria.
Omicidio Mattarella, condannati solo i mandanti
Per il delitto del politico della Democrazia Cristiana sono stati condannati come mandanti i boss della cupola: da Totò Riina a Michele Greco: da Bernardo Provenzano a Bernardo Brusca, da Pippo Calò, a Francesco Madonia e Antonino Geraci.
Non sono mai stati individuati gli esecutori. Secondo l’inchiesta – riaperta dai pm di Palermo nel 2018 – la Cupola scelse due sicari che qualche anno dopo avrebbero ucciso anche il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro, il 3 settembre 1982.
Tra le vittime assassinate da Madonia ci sono i boss della mafia perdente, Stefano Bontate e Salvatore Inzerillo, ma anche il segretario regionale del Pci Pio La Torre, il giudice Rocco Chinnici, il vicecapo della squadra mobile di Palermo Ninni Cassarà.
Madonia è stato pure condannato all’ergastolo per l’omicidio del poliziotto Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio. La Cassazione ha, però, annullato col rinvio il verdetto e sarà celebrato un nuovo processo d’appello.
Dna dall’impronta
Il nuovo accertamento tecnico si concentra su un’impronta ritrovata nello sportello lato guidatore della macchina utilizzata dai killer per la fuga dopo avere fatto fuoco sotto l’abitazione di Mattarella. L’impronta fu isolata nell’immediatezza dei fatti, ma non aveva le caratteristiche necessarie per svelare l’identità di chi l’aveva lasciata sulla carrozzeria.
Nuove tecnologie
Oggi però la tecnologia va in soccorso degli investigatori. La comparazione è fra le primissime applicazioni in Italia. Più che un’impronta si tratta di una strisciata. Il vetrino potrebbe avere catturato delle tracce biologiche comparabili con il Dna degli indagati.
Mattarella stava andando a messa con la moglie Irma Chiazzese, la figlia Maria e la suocera Franca. Negli anni è venuta meno l’ipotesi che a sparare fossero stati i neofascisti Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini. Madonia sarebbe l’uomo “dagli occhi di ghiaccio” descritto in vari identikit. A 45 anni dal delitto il killer resta senza volto.