PALERMO – Protesta degli operai di Fincantieri, questa mattina, davanti alla prefettura di Palermo. Centinaia di operai dello stabilimento palermitano hanno chiesto a gran voce di essere ricevuti dal prefetto e hanno denunciato lo stato di estrema emergenza in cui versano i lavoratori del cantiere. Gli operai, infatti, non percepiscono dal 2010 uno stipendio fisso. “Siamo disperati, non lavoriamo da gennaio 2011. Facciamo solo quindici giorni al mese, ogni tre mesi – ha asserito Giuseppe Buccafusca, operaio della cooperativa Picchettini – Oggi siamo qui per chiedere al prefetto di anticipare delle ore lavorative in modo da percepire un minimo di stipendio e tutelare le nostre famiglie. Abbiamo bisogno di un po’ di ossigeno” – ha concluso Buccafusca.
L’indotto locale, inoltre, è quello che sta maggiormente subendo la crisi cantieristica. La cassa integrazione è ormai scaduta e gli operai si ritrovano, adesso, senza alcun ammortizzatore sociale. E intanto la ristrutturazione dei bacini galleggianti potrebbe dare un nuovo imput all’indotto locale. Secondo quanto scritto sul protocollo d’intesa, infatti, l’attivita sui bacini galleggianti deve essere attuata soprattutto con le maestranze dell’indotto palermitano. “Chiediamo al sindaco Orlando e al prefetto che facciano luce sulla questione dei bacini galleggianti perchè è vergognoso che le gare siano state vinte ma i lavori non iniziano – ha affermato Giovanni Gentile – Bisogna fare luce su questa situazione perchè potrebbe dare la possibilità all’indotto locale di riprendersi dal periodo di forte crisi”.
Una stangata, subito dopo, alla mancanza della rappresentanza sindacale. Solo la Fiom, infatti, sembra occuparsi dei problemi degli operai di Fincantieri. Cgil, Cisl e Uil, a detta dei lavoratori, rimangono sordi alle richieste dei dipendenti. “Siamo senza sindacati, solo una sigla ci difende ed è la Fiom. Gli altri sindacati invece non ci ascoltano e non si occupano di far rispettare i nostri diritti in quanto lavoratori” – ha affermato Giuseppe Buccafusca.
Infine, a chiedere in ambito nazionale una ripartizione dei carichi di lavoro anche in favore del cantiere navale di Palermo, è intervenuto Francesco Piastra, rappresentante del sindacato Fiom. “Il sindacato non è ascoltato – ha asserito Francesco Piastra – Non è possibile che ci siano cantieri che hanno lavoro fino al 2017 come quelli di Monfalcone e Marghera e cantieri come quello di Palermo che non hanno visibilità di commesse” – ha concluso Piastra.