PALERMO – “All’Ospedale dei bambini non chiudiamo le porte a nessuno. Le condizioni delle camere? Abbiamo attraversato un momento di emergenza, ma le proteste dei genitori credo nascano anche da qualche equivoco”. Il direttore generale del Civico di Palermo Giovanni Migliore (l’Ospedale dei bambini ‘Di Cristina’ afferisce a quell’azienda) prova a chiarire i dubbi sullo “stato di salute” del nosocomio palermitano sollevati da alcuni articoli di Livesicilia. E annuncia: “Proprio in queste ore è stato aperto il nuovo reparto di malattie respiratorie”.
Ma in che condizioni è il “Di Cristina”? Il racconto di alcuni genitori che hanno portato i propri piccoli lì è agghiacciante: reparti sporchi, fili scoperti, esami delle urine nei bicchieri di plastica… Clicca qui per leggere il servizio
“Prima di entrare nel dettaglio credo sia necessario che ricordi un fatto: il ‘Di Cristina’ dal 2008 è interessato a un progetto di ristrutturazione. Un percorso interrotto dalla scorsa amministrazione del Civico. Io sono arrivato a luglio e ho subito fatto ripartire i lavori. Al momento è stato finanziato solo il primo dei due stralci del progetto. Il secondo è fermo”.
Come mai? Cosa ostacola il completamento dei lavori?
“Sto cercando di capirlo anch’io. Appena mi sarà chiaro, lo renderò noto. Certamente per sistemare tutto l’ospedale oggi non serve una cifra astronomica”.
Vale a dire?
“Per completare i lavori servono dieci milioni. Se ci pensa, si tratta esattamente della cifra che dovrebbe integrare il finanziamento dell’Ismett. Noi con quei soldi faremmo l’ospedale nuovo. Ovviamente non siamo stati a guardare finora e abbiamo aperto un nuovo pronto soccorso e, tra le altre cose, ristrutturato il reparto di malattie respiratorie da 18 posti letto, che riapriamo proprio in queste ore”.
Intanto, però, nei giorni scorsi le critiche di tanti genitori. A cominciare da camere affollatissime: quattro posti letto in una stanza.
“Quelle stanze erano solo temporaneamente adibite alla cura delle malattie respiratorie. A differenza di altri ospedali abbiamo deciso di fornire comunque un’assistenza, sebbene in una condizione di emergenza, e di non chiudere le porte a nessuno”.
Al di là dei locali, però, i genitori denunciano altre cose: ad esempio il fatto che le urine dei bambini, da analizzare, venissero raccolte in bicchieri di plastica.
“Questo fatto poggia su un equivoco, ovviamente in buona fede: quei prelievi non erano destinati agli esami di laboratorio, ma a un veloce test compiuto con uno ‘split’, una striscetta di carta utile a rilevare solo la presenza di acetone”.
A dire il vero le persone che hanno portato lì i figli parlano persino di prese della corrente scoperte…
“Quelle prese funzionano perfettamente e l’impianto è assolutamente a norma. Sono stati gli stessi genitori a piazzare del nastro adesivo per il timore di ‘prendere la scossa’. Ma è un timore infondato”.
Quindi quei genitori si sarebbero lamentati senza un motivo?
“Quelle persone, lo ripeto, sono certamente in buona fede. E in quelle ore certamente vivevano momenti difficili. Lo stato temporaneo di sovraffollamento ha fatto il resto. Ma l’ospedale è sempre stato all’interno dei requisiti fissati delle norme, sotto tutti i punti di vista. Ma una cosa, già che ci sono, vorrei precisarla…”.
Che cosa?
“Ci chiedono di migliorare i servizi, ma ci mettono a disposizione solo tre unità di personale per posto letto. Gente che fa i salti mortali ed enormi sacrifici per garantire un servizio all’altezza. Mentre, giusto per intenderci, altre strutture, come l’Ismett, possono godere di dieci unità per posto letto”.
Unità che si traducono, ovviamente, in un budget superiore.
“Ho sempre difeso la qualità dell’Ismett. Ma se noi avessimo lo stesso rapporto per posti letto, potremmo contare su circa 1.600 persone in ospedale. Al momento sono solo un terzo di quella cifra. È chiaro, se avessi a disposizione 1.600 persone e le risorse adatte, questo ospedale, che è l’unico istituto pediatrico in Sicilia, sarebbe di gran lunga migliore”.