La propaganda della brutta sanità | Cara Lorenzin, eviti le passerelle - Live Sicilia

La propaganda della brutta sanità | Cara Lorenzin, eviti le passerelle

Lo sbarco del ministro in Sicilia e l'esaltazione di una settore che non ha mai superato la crisi

Cara Ministra Beatrice Lorenzin,

Abbiamo letto e visto cose che, in confronto, l’Istituto Luce era un arcigno presidio del giornalismo d’inchiesta.

Lei è stata in visita in Sicilia e ha spalancato gli occhi dallo stupore, nel constatare meraviglie inaudite. Citiamo il resoconto dell’agenzia: “Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha visitato l’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani, accompagnata dall’assessore alla Salute della Regione siciliana Baldo Gucciardi. ‘Il ministro Lorenzin – ha affermato l’assessore Gucciardi – ha contribuito a migliorare la situazione italiana nel settore della sanità. Lavorando con serietà e trasparenza, sempre in piena collaborazione, abbiamo ottenuto risultati importanti, siamo riusciti a innalzare i livelli dei servizi sanitari regionali e a porre la Sicilia tra le prime regioni italiane per efficienza e innovazione’. Il ministro Lorenzin, invece, riconosce i passi in avanti della sanità siciliana negli ultimi due anni: ‘Oggi la sanità siciliana sta meglio di come l’ho trovata quando sono diventata ministro e devo riconoscere che negli ultimi due anni c’è stata un’accelerazione. È stato fatto un lavoro eccezionale con la realizzazione della nuova Rete ospedaliera che rappresenta un passo fondamentale per fare tutto il resto. C’è ancora tanto da fare, ma è stato avviato un processo di cambiamento che darà i suoi frutti'”.

Gaudio. Tripudio. Incontenibile entusiasmo. Sventolio di garze dagli spalti assiepati. In alto i cateteri.

Cara Ministra, ma lei sa qualcosa della sanità siciliana e – verrebbe malignamente da dire – di sanità in genere? E’ mai entrata in un pronto soccorso a sorpresa? Se per caso avesse voglia di approfondire, lo faccia; evitando – beninteso – il corteo della propaganda, le frasi inappropriate, una felicità d’occasione che non ha motivo di esistere. Entri nei nostri ospedali, in silenzio, in un momento qualunque, in punta di piedi, come qualcuno che vuole ascoltare davvero, rinunciando al codazzo plaudente col retrogusto agro di campagna elettorale.

Se fosse sbarcata con la sua corte all’ospedale ‘Civico’, qualche giorno fa, avrebbe, per esempio, rintracciato un simposio di formiche che hanno provocato la chiusura temporanea della terapia intensiva coronarica, con successivo trasferimento di nove malati, stipati altrove. Lei stessa, Ministra, si è adoperata per mandare un’ispezione; quindi è a conoscenza della storia.

L’estate scorsa, la nostra Monica Panzica ha tracciato il diagramma dell’emergenza nelle strutture palermitane: “Alle 14 di un pomeriggio di agosto, al pronto soccorso del Civico ci sono sessantacinque persone, venti all’ospedale Cervello, più di trenta a Villa Sofia. Tra i pazienti in attesa, quelli già presi in carico e le decine in osservazione, si tratta di circa trecento accessi al giorno”. LiveSicilia ha dedicato una sua inchiesta a puntate proprio sui pronto soccorso, tirando fuori storie di atroce disagio e quotidiano eroismo. Può bastare? Solo come parzialissima citazione delle notizie più recenti. E le incompiute? E l’assenza di presidi e materiali? E i medici e gli infermieri sempre più sfiduciati? E i manager che scendono in corsia per sostituire il personale nei turni? L’elenco – come vede – sarebbe sconfinato.

Per non parlare delle scene consuete dell’abbandono. Uomini accatastati, barelle nei corridoi, donne che mendicano un momento di intimità nel caos delle astanterie. Una varia umanità – i pazienti e i medici – reciprocamente avvinta nei sussulti di una comune trincea, un sistema che gonfia il petto sulle percentuali, sugli zero virgola del risparmio, ma tralascia la sua missione – che, certo, deve essere sostenibile –: curare il prossimo con coscienza. Altissimi dirigenti tagliano e disboscano, per ricevere il bollino blu dell’efficienza ministeriale; intanto gli ospedali in Sicilia sono luoghi di pena.

Ecco, più che la propaganda, avremmo preferito una maggiore umiltà. Una semplice affermazione: “Ancora non ci siamo, scusate, ma stiamo lavorando per migliorare, per fare in modo che gli ospedali siano roccaforti di assistenza e di speranza, non solo di malessere. Per dare certezza a chi ricorre alle terapie e a chi opera con tutto se stesso a servizio della vita”.

Eppure lei non ha resistito al richiamo di una sfilata, Cara Ministra. Peccato, davvero un peccato, perché ci saremmo aspettati di più. Lei è passata veloce e smagliante in una storia di dolore, splendida e distante, per trasmigrare di comizio in comizio, lasciando un profumo di ministeriale approssimazione. Ma tanto si sa: le campagne elettorali, i ministri, gli assessori passano. Il dolore dei sofferenti senza speranza, né sollievo, quello, invece, resta.


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