PALAGONIA – Addenta con voracità un panino, il primo dallo scorso venerdì quando, presumibilmente infastidito dai suoi vicini, salito sulla sua auto li ha travolti nel tentativo, in parte riuscito, di fare una strage. Sono trascorse pochissime ore da quando Gaetano Fagone risalita via Penninello, e superata via Del Nord all’altezza di Via Chiocciola, riconoscendo in lontananza alcuni uomini dell’Arma tentava una maldestra fuga, capitolando su di un auto parcheggiata davanti gli occhi increduli di alcuni abitanti della zona. Lo avevano accerchiato e l’uomo dopo questo primo e vano tentativo di fuga ha lasciato che i Carabinieri lo arrestassero senza porre resistenza.
Dovrà rispondere di omicidio volontario e tentata strage. Un gesto che agli inquirenti, così come sottolineato dal procuratore capo della repubblica di Caltagirone, Giuseppe Verzera, era apparso, volontario e lucido nella sua follia e che non lasciava spazio ad altre improbabili ricostruzioni.
Gaetano Fagone, un precedente penale per estorsione ai danni dei propri genitori, ai quali sottraeva denaro per l’acquisto di sostanze stupefacenti, ha vagato senza meta per quasi tre giorni, pianificando la fuga da Palagonia.
Molte le segnalazioni di cittadini, ed anche una ripresa video che lo vedeva vagabondare nella periferia della città ma Fagone oggi voleva provare il tutto per tutto.
Come lo stesso ha affermato agli inquirenti, che hanno raccolto le sue dichiarazioni spontanee prima di venire tradotto presso la casa circondariale di Caltagirone, l’ intento oggi sarebbe stato quello di ritornare a casa, recuperare del denaro e le chiavi della sua altra auto parcheggiata a pochi metri dal luogo dove ha dato vita alla carneficina per poi scomparire da Palagonia per sempre.
Il Fagone non sa neppure che il suo folle gesto è costato la vita ad una delle persone che ha volutamente investito.
Nel suo racconto, confuso in alcune parti e ridondante in altre, parla di un incidente e nega qualsiasi collegamento con un suo intento criminale e volontario in quel gesto.
Una tesi che non sembra possa reggere considerata la sua rocambolesca fuga e il tentativo di far perdere le sue tracce.
Seduto nella sedia davanti gli inquirenti indossa ancora gli abiti di quel maledetto venerdì, le sue gambe sono livide e in più parti ferite dai numerosi rovi che nelle campagne abbandonate di Palagonia ha attraversato nel suo lungo vagare. Dice di essersi dissetato in alcune campagne e in alcune fontanelle trovate lungo il percorso che ha battuto in questi giorni ma nessuno, parrebbe, averlo aiutato nella sua latitanza.
Non sembra pentito e punta a minimizzare il suo comportamento adducendo scuse e puntando molto sull’involontarietà del gesto.
Fagone non ha neppure un avvocato di fiducia, motivo per il quale ne è stato nominato uno d’ufficio che sarà chiamato, nelle prossime ore, ad assisterlo nell’interrogatorio di garanzia.
Il suo fermo, ad opera dei Carabinieri del Comando Compagnia di Palagonia, ha certamente scongiurato il linciaggio dello stesso una volta raggiunta la sua abitazione.
In un viottolo di pochi metri, stretto e impervio, il Fagone, ha ceduto alla giustizia la sua libertà.
“Gli auguro di rimanere in una cella più stretta di queste scale” ha affermato una testimone dell’arresto.
Palagonia, ancora fortemente scossa per l’accaduto ed in apprensione per le condizioni di salute dei feriti, tira un sospiro di sollievo.