"Palazzina Cinese, visita impossibile| per un ragazzo diversamente abile" - Live Sicilia

“Palazzina Cinese, visita impossibile| per un ragazzo diversamente abile”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata da Margherita Bravo, mamma di un ragazzo diversamente abile, alla Sovrintendenza dei Beni culturali di Palermo dopo un'infelice visita alla Palazzina Cinese.

la lettera
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PALERMO – Sono la mamma di un bimbo di 11 anni diversamente abile di nome Gabriele e sto per raccontarvi questo triste episodio, che è avvenuto ad aprile 2015 a Palermo.

La mattina del giorno nove mi reco nei pressi della Palazzina Cinese, che si trova all’interno del Parco della Favorita di Palermo, e dove mi aspettavano le maestre e gli altri compagni per effettuare una visita guidata all’interno del monumento. Da subito mi rendo conto che entrare non sarebbe stato facile, visto che per l’accesso vi sono solo due rampe di scale e nessuno scivolo o montascale. Prima di sollevare il bambino e la carrozzella sulla schiena, facciamo avvisare il personale di servizio (peraltro più che abbondante) che avremmo alzato noi il bambino.

Salite le due rampe di scale con circa 40 chili sulle spalle, non ci viene dato nemmeno il tempo di riprendere fiato che ci viene detto: “La carrozzella qui non può entrare perché abbiamo ordini di non farle entrare, in quanto si potrebbe rovinare il pavimento”. Immaginate i volti stupiti all’istante, ma che subito dopo si sono trasformati in un coro di: “ma che state dicendo”, “non è possibile”, “non c’è motivo”, “ci avete fatto salire due rampe di scale e poi ci dite che non si può”, “non potete vietare l’accesso ai disabili” …

A questo punto, “sorpresi” forse dalle tante bocche che si agitavano e non si sarebbero fermate, il personale si convince che rimanendo sui tappeti, come peraltro tutti i visitatori, avremmo potuto proseguire.

La visita è proseguita in una stanza successiva e già qui si presentava un altro ostacolo: una scala stretta per accedere al piano superiore. Mio marito decide anche questa volta di salire con il bimbo su per le scale, questa volta senza carrozzella, perché la scala si presentava troppo stretta, lasciandola quindi ferma sul tappeto prima di avviarsi al piano superiore.

Arrivati su abbiamo giusto il tempo di guardare una stanza e subito sentiamo che da sotto il personale di servizio ci richiama così: “Signora, sto spostando la carrozzina davanti l’altra ala del palazzo perché tanto poi dovrete riscendere da lì”. Io rispondo che non saremmo riusciti ad attraversare tutto il piano e che quindi saremmo scesi dalla stessa scala, e lui continua dicendo “E, ma la carrozzina qui non può stare!”.

A questo punto la grande pazienza, di chi mette sempre ogni circostanza e ogni pregiudizio da parte, si è spezzata e decidiamo di scendere e andarcene subito con tono agitato dicendo: “Basta, ce ne andiamo e togliamo ogni disturbo”. A questo punto sono intervenute le maestre facendo notare che la legge riguardo alla possibilità per i disabili di poter entrare in ogni luogo, e la gentilezza e la cortesia (aggiungo io), vengono prima di qualunque ordine sia stato emanato dall’ente gestore.

Ce ne siamo andati, sempre e solo con l’aiuto e la cortesia di noi stessi, e abbiamo così potuto assaggiare un altro dei bei macigni che le nostre istituzioni e le loro regole ci danno da mangiare ogni giorno.

 

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