PALERMO – Superare le divisioni di oggi per immaginare una coalizione capace, tra due anni, di tornare al governo della città. La Festa dell’Unità a Palermo si conclude con un dibattito che guarda alle prossime Comunali, già a partire da un titolo che più eloquente non si può: “Cantiere Palermo 2027”.
Sul palco la segretaria provinciale dei dem Teresa Piccione che, da padrona di casa, accoglie i segretari di Rifondazione, M5s, +Europa, Sinistra Italiana, Europa Verde, Italia Viva e Azione per un confronto in cui non mancano le scintille, moderato dal giornalista Roberto Immesi, collaboratore di LiveSicilia.
“Un punto di partenza”
“La Festa dell’Unità si chiude ma in realtà si apre un percorso”, dice Piccione che apre i lavori dopo l’intervento di Davide Baruffi, assessore emiliano e responsabile Enti locali del Pd a livello nazionale, che ha invitato i partiti a farsi trovare pronti al prossimo appuntamento elettorale.
L’obiettivo, in casa dem, è chiaro: provare a replicare a Palermo quella larga coalizione che il centrosinistra sta proponendo nelle varie regioni chiamate al voto, aprendo anche alle realtà civiche o al momento meno strutturate come Oso o Controcorrente.
La coalizione
Il dibattito parte dal possibile perimetro della coalizione e non mancano le scintille. “Non possiamo dimenticare quello che è successo nel 2022”, precisa Barbara Evola di Rifondazione, puntando il dito contro Italia Viva. “La politica è coerenza e non possiamo stare con chi oggi siede nella giunta Lagalla”, attacca Fabio Giambrone di Europa Verde.
“Nel 2022 Iv non ha presentato il simbolo – ribatte Giandomenico Lo Pizzo – ma non tutta l’esperienza Lagalla è da buttare. Siamo qui però non per parlare del passato ma per guardare al futuro e noi ci siamo, come a Bagheria e a Termini Imerese”.
Altra difficile convivenza potrebbe essere quella tra Azione e il M5s. “Non possiamo partire dai nomi ma dalle tematiche, su quelle siamo pronti a confrontarci con tutti ed è su quelle che possiamo costruire alleanze”, spiega il calendiano Roberto Lannino.
Per il pentastellato Steni Di Piazza è sui temi che si potrà costruire un dialogo, a partire dallo sviluppo sostenibile e da quello che potrebbe rappresentare per Palermo. Manuela Parrocchia di Si invita a focalizzare l’attenzione non solo sul nome del possibile sindaco ma su tutti i candidati, distinguendo il livello comunale da quello regionale o nazionale.
Il termovalorizzatore
Una coalizione che dovrà costruire un programma comune, sebbene alcuni temi possano essere più divisivi. Se Azione e Italia Viva dicono sì al termovalorizzatore, un “no” secco arriva da Avs e Rifondazione.
Acceso il confronto anche sulla possibile privatizzazione delle partecipate. “Tutti i servizi devono restare pubblici”, dice Parrocchia e Giambrone ribadisce la contrarietà alla vendita di Gesap: “Abbiamo preso l’aeroporto in rosso e lo abbiamo portato in utile, il pubblico può funzionare”.
Per la pubblicità dei servizi, a partire dall’acqua, si schiera Ramon La Torre di Rc mentre Stefano Fiorentino di +Europa chiede di affidare i servizi ai privati, sul modello di quanto accade negli Usa.
Per il M5s è possibile cedere al mercato solo alcuni servizi, mentre Az e Iv si dicono pronti a ripensare tutto il sistema delle ex municipalizzate anche tramite l’intervento dei privati.
“Le partecipate sono importanti – spiega Piccione – perché sono la longa manus del Comune, sono loro a erogare i servizi e quindi bisogna metterle in condizione di funzionare. Fondamentale è anche investire sull’educazione e sulla cultura, così come sul sociale: Palermo non può avere un solo centro per anziani in tutta la città”.
La sfida
Anime diverse di una coalizione frastagliata, ma consapevoli di dover unire le forze per sperare di competere con la corazzata del centrodestra. I partiti non hanno chiuso al dialogo e al confronto col resto della coalizione e si sono ripetuti gli inviti a non porre paletti o muri. Una strada in qualche modo obbligata, da qui al 2027, specie se il quadro politico nazionale dovesse restare quello di oggi.

