Palermo, 'fatture false e lavoratori fantasma': 3 condanne - Live Sicilia

Appalto Consip: ‘fatture false, operai fantasma’: 3 condanne

L'inchiesta è partita da una coop bolognese impegnata nella commessa "Scuole belle"

PALERMO – Ci sono le prime condanne per i presunti illeciti nell’appalto Consip “Scuole belle” che prevedeva centinaia di interventi per sistemare le scuole italiane e siciliane.

La cooperativa bolognese L’Operosa, vincitrice dell’appalto, avrebbe usufruito di un giro di fatture false, per un milione di euro, per ottenere vantaggi fiscali. Il direttore di produzione della coop, Francesco Bulgari, è stato condannato a un anno e 4 mesi con la sospensione condizionale della pena.

Nel corso dell’indagine, iniziata nel 2019 e coordinata dalla procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Andrea Fusco, saltarono fuori anche decine di contratti di lavoro falsi sottoscritti da extracomunitari per ottenere il permesso di soggiorno.

Da qui la condanna di George Oware Oteng (2 anni e 8 mesi) e Md Jubel Ahmed (1 anno e 8 mesi). Assolto Pietro Muratore, rappresentante legale della “Sicilia frigo trasporti”. La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare Rosario Di Gioia.

A gestire i contratti sarebbe stato un ex ragioniere palermitano, Giuseppe Damiata, già al centro di altre inchieste giudiziarie e radiato dall’albo professionale. Gli extracomunitari risultavano lavorare per le ditte che gestivano i subappalti per le “Scuole belle”. In questa maniera ottenevano dalla questura il permesso di soggiorno, traendo in inganno anche l’Inps.

Sotto processo nel troncone principale ci sono altre tredici persone. Oltre a Damiata anche Cesare Pozzi, presidente della cooperativa L’Operosa, Filippo Lucchese, titolare della individuale Edil Simon, e Paolo Lo Voi, amministratore della Costruzioni Trasporti e Logistica srl.

Le indagini dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria portarono alla luce due milioni di false fatture, a fronte di una commessa che ne valeva sei e assegnata dal Miur. Quando gli investigatori arrivarono nelle sedi delle aziende scoppiò il panico, registrato nelle intercettazioni.


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