PALERMO – Dieci mesi in carcere e quattro agli arresti domiciliari per maltrattamenti in famiglia. Alla fine è stato assolto con la più ampia delle formule “perché il fatto non sussiste”. L’imputato trentenne non picchiò il padre.
Così sosteneva l’accusa. Lo arrestarono a luglio dell’anno scorso. La sorella dell’imputato chiese aiuto componendo il 112 in occasione dell’ennesima lite. Il padre raccontò che il figlio lo aveva preso a calci e pugni e gli aveva stretto un sacchetto di plastica attorno al collo.
Non era la prima volta: già in passato subiva le vessazioni e le continue richieste di soldi da parte del figlio. Soldi che gli servivano per comprare la droga. Ed invece l’avvocato della difesa, Edi Gioè, ha fatto emergere una storia diversa.
I litigi c’erano, ma non erano sfociati nella violenza fisica. Probabilmente il genitore aveva esagerato nella ricostruzione perché non gradiva più la presenza del figlio in casa. Il giudice monocratico Claudia Camilleri lo ha assolto.