PALERMO – La base operativa sarebbe stato un parcheggio nella strada che porta il nome di padre Pino Puglisi. Rione Settecannoli, periferia di Palermo. I poliziotti della squadra mobile vi sono arrivati subito dopo l’arresto di Paolo Di Maggio e Paolo Dragotto. Era il 2019 quando gli investigatori hanno intuito che c’era un’organizzazione autonoma rispetto a quella già scoperta per importare hashish dal Marocco attraverso la Spagna.
A guidarla sarebbero stati Rosario Tinnirello (ha precedenti penali per mafia) e Antonino La Vardera, due degli otto arrestati del blitz di ieri coordinato dalla Procura della Repubblica. Sono stati così ricostruiti diversi viaggi in Campania per rifornirsi di hashish e i contatti con Youcef Lounis, trafficante algerino di grosso calibro. Un volto noto e braccato per mezza Europa. Vestiti di lusso, viaggi e soprattutto telefonini impossibili da intercettare. “Un cervellone”, lo definivano gli indagati.
Giovanni Di Stefano e Antonino Li Causi avrebbero ricoperto un gradino più in basso nella gerarchia dell’organizzazione: il primo con il compito di vendere al dettaglio gli stupefacenti, il secondo di gestire i rapporti con i fornitori.
Tinnirello pensava a grandi guadagni: “Allora un lavoro di questo quando hanno guadagnato quei 20.000 euro, poi 25.000 a viaggio… se le cose vanno bene al prossimo viaggio noi altri prendiamo altri 5.000 e li scavalliamo a te… “. Ad un certo punto La Vardera iniziò a parlare di un personaggio misterioso: “… se si potesse riuscire a fare una cosa qua in Italia”. Tinnirello lo tranquillizzava. Aveva già preso contatti per fare arrivare materiale dall’estero perché “in questo minuto è buono il prezzo… come dice lui dalla Spagna lo manda a 16”.
Di chi parlassero sarebbe emerso il 10 gennaio 2020 quando Tinnirello e La Vardera si spostarono in macchina verso l’aeroporto di Punta Raisi. Atterrò l’algerino: “… finalmente abbiamo avuto questo privilegio e onore di averti qua”. C’era un affare da mettere a punto perché, diceva il trafficante, “è caduta la neve in Marocco nella montagna quest’anno c’è roba… tutti quanti hanno perso… la maggior parte li hanno arrestati e nessuno sta producendo”.
Lo portarono in giro per Palermo. Le basi operative erano sempre dei parcheggi. Pensavano di nascondere l’hashish in una cisterna. Youcef dava le indicazioni: “… ci devi mettere le stufe… se non metti le stufe la rovini, la mantieni sempre in quello stesso calore, come il vino 25-24-26 gradi”. Sapeva il fatto suo visto che, così diceva, “certe volte lo lasciamo tre, quattro mesi in mare, sotto l’acqua… si deve riprendere… subito due giorni si riprende subito”.