PALERMO – Cade l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, derubricata in favoreggiamento ma senza l’aggravante mafiosa.
Giuseppe Bondì, barbiere del rione Cruillas, è stato condannato a due anni di carcere, pena sospesa. Ed è stato subito scarcerato. La Procura aveva chiesto la condanna a 6 anni e mesi 8.
Secondo l’accusa, l’imputato avrebbe messo a disposizione dei boss della Noce i locali della sua barberia per organizzare incontri riservati. Avrebbe fatto da tramite fra il boss Giovanni Nicoletti e gli altri uomini del clan.
Accogliendo la tesi difensiva dell’avvocato Giovanni Castronovo, al termine del giudizio abbreviato condizionato, il tribunale ha riqualificato il reato. La difesa ha spiegato che in 18 mesi di indagine i contatti tra Nicoletti e Bondì sono stati pochissimi e sempre finalizzati a usufruire dei servizi della bottega di barbiere.
I sospetti erano stati alimentati dall’arrivo in negozio, sempre di buon mattino, di un uomo non identificato e ritenuto un messaggero del mafioso. Il legale lo ha individuato e citato in aula, facendo emergere che si trattava di un cliente di Bondì da cui si recava prima di iniziare la sua giornata di lavoro come grossista di carni.
Bondì, incensurato, ha usufruito della sospensione condizionale della pena, ma ha già trascorso un anno e 10 mesi in carcere.