Palermo, ecco perché è stato scarcerato il "boss della droga"

Palermo, ecco perché è stato scarcerato il “boss della droga”

Il Tribunale del riesame ha depositato le motivazioni
IL PROVVEDIMENTO
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PALERMO – “Non si riscontra allo stato un compendio indiziario sufficientemente solido e idoneo a superare la soglia della gravità in relazione al reato associativo”. Così il Tribunale del Riesame ha motivato l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare e la scarcerazione di Salvatore Marsalone, cognome noto alle cronache giudiziarie.

Secondo la Procura, Marsalone avrebbe promosso, diretto e finanziato un’associazione a delinquere dedita al narcotraffico.

Il blitz del 16 novembre scorso è lo stesso che ha coinvolto il figlio di Marsalone, Giuseppe, e l’anziano boss di Resuttana Michele Micalizzi.

L’avvocato Mario Bellavista

Il Riesame aveva accolto la richiesta di scarcerazione avanzata dagli avvocati Mario Bellavista e Fausta Catalano. Ora sono state depositate le motivazioni. “Il tenore dei dialoghi captati e le immagini attestanti la presenza di Marsalone presso la struttura sportiva (si tratta dei campi Big Sport nella zona del Policlinico e base operativa dei traffici ndr) – scrivono i giudici – risultano da soli insufficienti a comprovare la sua qualificata azione al vincolo associativo”.

In un passaggio delle intercettazioni Marsalone parlava di soldi per le famiglie dei detenuti: “Null’altro precisa salvo a specificare che avrebbero dovuto servirsi del denaro guadagnato col parcheggio. Il riferimento alle famiglie detenuti in tal senso, benché interessante spunto investigativo, resta tuttavia tale non ravvisandosi altri elementi alla luce dei quali desumere l’impegno di Marsalone al mantenimento dell’attività criminosa dell’associazione”.


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