Palermo, il campionato dei botti. Lipari: "La promessa per la A"

Palermo, il campionato dei botti. Lipari: “La promessa per la A”

Parte il campionato del Palermo. La promessa di Roberto Lipari, in caso di promozione.

“Io sono fiducioso. Penso che siamo più forti e la signora partita con il Cagliari mi ha confortato assai”.

Il Palermo, domani, a Bari, comincia un altro viaggio impervio verso la speranza dell’agognata promozione. Corini, con la cautela d’uso, promette, tuttavia, i ‘botti’, attende colpi di mercato e si dichiara prontissimo per la sfida. La città ci crede, gli abbonamenti lo dimostrano. Ed ecco che entra in scena Roberto Lipari, trentatré anni, artista, palermitano. Roberto, nonostante la giovane età, è un vecchio cuore rosanero. Si innamorò del Palermo da bambino e non ha più smesso. Qui, tra un soprassalto di vena poetica (un consiglio: guardate ‘So tutto di te’) e un successo, racconta il suo amore perenne, alla vigilia dell’ennesimo esordio.

Il ricordo più vivido?
“La promozione in A con Zamparini, la prima. Io andavo alle medie. Non so perché, la mia memoria più presente è Luca Toni, in mutande, che festeggia. So tutto di quel campionato e della stagione che seguì. Posso recitare a memoria il calendario”.

Dunque, sei fiducioso per l’anno che (adesso) verrà.
“Sì, la squadra c’è. E non mi pare che, quest’anno, in serie B, ci siano squadroni fenomenali. Credo che il Palermo sia ben attrezzato e che possa competere con tutti. Non aggiungo altro per scaramanzia, ma a Cagliari abbiamo dominato”.

L’anima sportiva rosanero è, come si sa, divisa, tra chi vede rosa per Eugenio Corini e tra chi nutre pensieri neri a riguardo. Tu come sei messo?
“Corini è una persona disponibile e simpatica. Abbiamo pure giocato un paio di volte insieme nelle partite di beneficenza. Qualche volta mi ha fatto arrabbiare, ma capisco che sia logico che resti e che affronti la sfida”.

Per cosa ti ha fatto arrabbiare?
“In certe occasioni mi è sembrato poco flessibile e non incline al cambiamento. Mi piace molto, invece, che non vada su di giri. In uno spogliatoio è fondamentale mantenere la calma”.

La tua storia d’amore con il Palermo come comincia?
“Con l’era Sensi e poi con tutto il resto. Ero tifosissimo di Bombardini e rammento pure quelle formazioni, nome per nome. Quel Palermo fu una svolta per me”.

Perché?
“Perché prima seguivo il calcio da spettatore, non da tifoso. Lo guardavo e basta, ma non provavo sentimenti particolari di appartenenza”.

Il fotogramma irripetibile?
“Il gol di chiappa di Maniero, era già l’epoca di Ezio Glerean. Indimenticabile. Ecco, quest’anno ci vorrebbe qualcosa del genere per coronare il sogno della serie A”.

Se succede, come festeggerai?
“Vuoi una promessa?”.

Una cosa del genere, sì.
“Ci andrei cauto, dopo avere visto Francesco Paolantoni che gira nudo per celebrare il Napoli campione…”.

Organizzerai una campagna di conversione laica nelle terre in cui l’arancina viene chiamata, sconsideratamente, arancino?
“Troppo complicato, ma…”.

Ma?
“Se saliamo in serie A, mangerò lo sfincione, tanto”.

Tutto il carretto?
“Non esageriamo. Una fila intera”.

Quale sfincione? (ma la risposta la sappiamo)
“Quello scarsu r’ogghiu e chinu i provolazzu. Ce n’è forse un altro?”.


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