PALERMO – L’iniziale di Palermo in quattro alfabeti diversi, l’arabo, l’ebraico, il fenicio e il greco. È il logo scelto per Capitale della cultura 2018, presentato questa mattina al Teatro Massimo in una cerimonia di inaugurazione a cui hanno partecipato il premier Paolo Gentiloni, il ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini, il presidente della Regione Nello Musumeci e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Durante la manifestazione, aperta dall’esecuzione dell’inno di Mameli da parte del coro multietnico Arcobaleno, è stato presentato il programma delle iniziative previste fino a dicembre.
“La nomina a Capitale della cultura sarà il modo per ribadire il tesoro su cui il nostro paese può contare. La cultura è un settore in cui investire è utile, non è una cenerentola”: per Paolo Gentiloni l’anno di iniziative inaugurato questa mattina è l’occasione per “ringraziare da parte di tutti gli italiani Palermo, da sempre una città che sa stare al mondo con la capacità di non rinnegare le proprie radici e la propria identità ma al tempo stesso sapere che queste radici vanno di pari passo con gli scambi, l’apertura, il dialogo con il resto del mondo”. Un ruolo simile a quello di Taormina, scelta come sede del G8 lo scorso maggio: “Quel contesto è stato un biglietto da visita per combattere gli stereotipi con cui la Sicilia convive da troppi anni. Certo – continua Gentiloni – l’isola cerca di rinascere facendo fronte alle sue difficoltà: proprio in questi giorni stiamo cercando di fare fronte alle emergenze che riguardano acqua e rifiuti. Ma siamo qui per dire che queste manifestazioni sono un modo per affrontarle e rilanciare la Sicilia”. Il passaggio di testimone tra Palermo e Materia, che il prossimo anno sarà capitale europea della cultura, sarà per il premier un momento simbolico: “Matera nei primi anni della Repubblica era uno dei luoghi più drammatici per le disuguaglianze e le condizioni di vita lontane dalla modernità, invece ora la sua diversità è diventata una ricchezza. La speranza di rinascita può e deve investire tutto il mezzogiorno d’Italia, e chi investe deve sapere che oggi ci sono le migliori condizioni per investire nel meridione”.
Per Dario Franceschini, il ruolo di Palermo da Capitale della cultura non finirà a dicembre: “Il titolo resta un anno, ma Palermo rimarrà capitale della cultura, del dialogo e del mediterraneo”. Il ministro dei Beni culturali ripercorre poi la storia della vittoria della città: “Abbiamo deciso di istituire il titolo di Capitale italiana della cultura dopo l’attribuzione del titolo europeo a Matera, perché avevamo visto che la competizione faceva bene anche a chi non vinceva, comportava un progetto complessivo sulla città. La competizione è stata molto alta anche per il 2018, ma Palermo fu approvata con un progetto forte che riflette le sue caratteristiche principali, il dialogo e l’inclusione. Il percorso per diventare capitale della cultura è un percorso che porta a un risultato materiale, l’attribuzione di un milione di euro – prosegue Franceschini -, ma anche quello molto più grande del lancio e della visibilità della città nei media nazionali”.
Il presidente della Regione Nello Musumeci sottolinea che “questa non è una festa solo del capoluogo, ma di tutti i comuni, perché oltre a essere un riconoscimento il titolo di Capitale della cultura è una straordinaria opportunità: i siciliani vivono sospesi tra egocentrismo e una rassegnazione che è il nostro vero nemico, la sintesi di una comunità che ha deciso di subire dominazioni e il potere della mafia”. Musumeci vede invece “un risveglio delle coscienze, dobbiamo dire a tutti che il bene culturale è una sintesi di civiltà, e un patrimonio che si può mettere a profitto. Per questo – annuncia il presidente della Regione – abbiamo deciso di istituire un fondo di un milione di euro per tutti i comuni che conquisteranno un titolo rilevante. Penso alle competizioni per i migliori borghi d’Italia, ma anche alle eccellenze dell’enogastronomia”.
“A questa città è stato dato tanto dagli uomini che si sono sacrificati per liberarla dalla cultura mafiosa, e oggi Palermo può avere molti riconoscimenti”: per Leoluca Orlando, “Palermo è la città che negli ultimi anni ha avuto il più grande mutamento al mondo. Certo molte altre città sono cambiate, ma per mutamenti istituzionali e storici. A Palermo invece il cambiamento è stato culturale”. Il ruolo di Capitale della cultura per il Orlando non va inteso solo in senso artistico: “Saremo non solo la capitale delle manifestazioni artistiche, ma anche delle culture dell’accoglienza, dell’inclusione, della scienza, delle altre culture e delle culture altre”. Durante l’anno il programma, annuncia Orlando, sarà “centrato sulle periferie, perché siamo convinti che ogni periferia debba diventare quartiere: senza i ragazzi dello Zen o di Brancaccio oggi non saremmo qui, e voglio ringraziarli”.
*Aggiornamento
“Con il riconoscimento di Palermo capitale della Cultura 2018 si apre una grande opportunità di promozione e di sviluppo dell’intero territorio – afferma Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo – un segnale tangibile che la rigenerazione urbana passa principalmente attraverso la cultura e il turismo. Ragione per cui – prosegue Messina – è importante che le strategie di sviluppo e crescita delle nostre destinazioni prevedano sempre più adeguate politiche di investimento nella cultura quale fattore di successo per il rilancio della nostra offerta turistica”.