PALERMO – Per la Procura di Termini Imerese non è stato commesso reato, ma i parenti della presunta vittima si sono opposti alla richiesta di archiviazione. La decisione finale spetta al giudice per l’udienza preliminare Claudio Bencivinni.
Nei mesi scorsi Livesicilia ha ricostruito la storia, avvenuta in un piccolo paese della provincia di Palermo, che coinvolge un uomo di oltre sessant’anni e un quarantaseienne con problemi psichici. Dal contenuto di alcuni messaggi era emersa la consumazione di rapporti sessuali. Rapporti consensuali o costrizione? Il più anziano, un ex carabiniere, avrebbe approfittato del suo disagio psichico? L’indagine ruota attorno a questi interrogativi.
“Insufficienza mentale”
Il quarantaseienne si comporta e ragiona come un fanciullo. Soffre, infatti, di una “insufficienza mentale con chiusura relazionale e immaturità affettiva, e turbe del comportamento”. Gli è stata riconosciuta una invalidità al 100 per cento e un parente, alla morte dei genitori, è stato nominato dal Tribunale suo amministratore di sostegno.
La chat
Nei messaggi c’erano frasi del tipo: “… ieri ti avrei fatto godere da paura…”; “… la prossima volta che vieni ti porto in un posto isolato e lo facciamo lì nudi…”; “… lo so che hai voglia di godere…”.
I parenti non hanno dubbi: era un rapporto malato che ha fatto piombare nello sconforto il più fragile dei protagonisti.
Richiesta di archiviazione
Nella richiesta di archiviazione il pm di Termini Imerese sottolinea che agli psicologi e ai parenti l’uomo non ha detto di essere stato vittima di violenze e minacce. Al contrario ha messo verbale che “durante l’incontro mi piaceva ciò che mi faceva, ma non mi ha mai detto cosa brutte né minacciato, voleva solo stare con me, fare sesso. Cercava di essere sempre gentile con me ed io mi sentivo trattato bene. Ma quando mi chiedeva di fare sesso capivo che era sbagliato perché lui era sposato”.
Parole da cui non emergerebbe “in alcun modo che i rapporti sessuali tra l’indagato e il giovane fossero determinati da costrizione, violenza o minaccia o comunque da un abuso delle condizioni di inferiorità della persona”.
I parenti si oppongono
I parenti non ci stanno e si sono opposti alla richiesta di archiviazione tramite l’avvocato Giovanni Di Trapani. La presunta vittima viveva uno “stato di subordinazione psicologica” per via del suo “deficit cognitivo conclamato”. Il legale critica le conclusioni a cui è arrivata la Procura sulla base di una consulenza.
C’è, però, una contro perizia che confermerebbe l’incapacità del quarantaseienne di capire e fermare ciò che stava accadendo. Lo confermerebbero le sue parole: “Avevo la mente confusa, non sapevo quello che facevo, non lo capivo”. E l’ex militare ne avrebbe approfittato.