PALERMO – Un grande coro contro Cosa Nostra e per la legalità. Con questo proposito cinquantamila studenti di tutto il Paese sono chiamati a partecipare alle manifestazioni per il ventiquattresimo anniversario della strage di Capaci del 23 maggio 1992. Lungo l’autostrada A 29 Palermo-Mazara del Vallo morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. “Il ricordo è il primo passo nella lotta contro la mafia”, dice il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini.
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In testa uno striscione con scritto “Per non dimenticare”, è partito da via D’Amelio, luogo delle strage in cui il 19 luglio 1992 persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, un corteo con almeno duemila studenti provenienti da ogni parte di Italia per le commemorazioni in ricordo di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, uccisi insieme alla loro scorta dalla mafia nella strage di Capaci del 23 maggio di 24 anni fa. Dall’Aula bunker del carcere Ucciardone, un altro corteo di studenti sfila per le vie della città. I due cortei confluiranno in via Notarbartolo. Al passaggio degli studenti, da decine di balconi in via Autonomia siciliana, i residenti hanno srotolato decine di lenzuola bianche e bandiere tricolore. I ragazzi hanno in mano palloncini colorati e cappellini gialli, striscioni e bandiere di Libera e sono diretti in via Notarbartolo. Sotto l’albero Falcone, davanti alla casa dove abitava il magistrato, alle 17:58, ora della strage, sarà osservato un minuto di silenzio. In piazza ci sono anche i trenta piccoli musicisti dell’Orchestra sinfonica Falcone e Borsellino, della fondazione ‘La città invisibile’ di Catania, che hanno eseguito l’inno di Mameli e il brano popolare venezuelano “Suonare e lottare”. Al corteo sta partecipando anche una delegazione di studenti di tre istituti romani: Valente, Gandhi e Ambrosoli. La dirigente scolastica Rosamaria Laurecella spiega che i ragazzi romani sono stati invitati da Rita Borsellino e dal Miur, perché quest’anno si sono distinti per un lavoro sui temi della legalità, dell’immigrazione e dell’inclusione sociale.
Urlano “Palermo chiama Italia”, lanciano palloncini tricolore, mostrano cartelloni colorati e ballano sulle note dei “cento passi” dei Modena City Ramblers. Sono studenti, scout e volontari di decine di associazioni che hanno aperto il corteo partito dall’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo in occasione del 24/mo anniversario della strage di Capaci e che come ogni anno si riunirà con l’altro corteo di cittadini che si è avviato da via D’Amelio. Luogo dell’incontro è l’albero Falcone, davanti l’abitazione in via Notarbartolo del magistrato ucciso lungo l’autostrada per Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Lungo le strade che costeggiano il corteo vengono srotolati lenzuoli bianchi e bandiere tricolore in segno di adesione alla manifestazione. Sul palco in via Notarbartolo, dopo l’intervento delle autorità, si esibiranno artisti come Lorenzo Fragola, Giò Sada & Bss, Davide Shorty e Roberto Lipari. Poi il momento solenne del silenzio, all’ora esatta della strage, le 17.58.
“Il 41 bis ha funzionato, non sta a noi dare indicazioni. Qualcuno lo definisce inumano? Curiosamente queste cose non le dicono per quanto riguarda i terroristi islamici. Se fosse inumano lo sarebbe per tutti. Prima del carcere duro c’era la massima sicurezza, che ha dato un contributo essenziale al contenimento dei fenomeni terroristici”. Lo afferma Piercamillo Davigo, presidente dell’Anm, in un’intervista a Klaus Davi per il programma “Gli intoccabili”, in onda sul canale 19 dell’emittente regionale calabrese LaC. “Quando la mafia non uccide – afferma Davigo – non è detto che sia più debole, può accadere che sia più forte. Può darsi che sia costretta ad uccidere quando non è ubbidita”. “La ‘Ndrangheta, a differenza di Cosa Nostra e altre organizzazioni criminali – aggiunge il numero uno dell’Anm – non ha mai fatto ricorso al terrorismo mafioso, colpendo cioè uomini delle istituzioni perché non vuole la guerra oppure perché non ha bisogno di combatterla”. “I casi di violenza ‘ndranghetista erano relativi a regolamenti interni all’organizzazione più che di aggressione alle istituzioni dello Stato”. Quanto alla presenza al nord di quest’organizzazione criminale, “il nord – rileva Davigo – ha meno anticorpi nei riguardi delle mafie. La penetrazione è stata rapida e pregnante”.
“Fare l’attentato a Falcone a Palermo, a mio avviso, è stato un depistaggio”. Lo ha detto a Voci del Mattino, Radio1 Rai, Giuseppe Costanza, autista di Giovanni Falcone, miracolosamente scampato alla strage di Capaci perché seduto dietro nella Croma blindata; infatti, fu il magistrato a voler guidare l’auto che poi esplose. “Se avessero voluto colpire il giudice Falcone lo avrebbero potuto fare facilmente a Roma – ha aggiunto – Là si muoveva liberamente, non aveva nemmeno la scorta. Ma farlo a Palermo ha avuto un altro significato. Si è voluta dare la responsabilità alla mafia. Ma quale mafia? La manovalanza, io direi. I manovali hanno fatto la strage ma l’ordine da dove è partito? Da dove e da chi? Questo ancora non lo sappiamo. Dopo 24 anni ci siamo fermati agli esecutori, i quali, secondo me, non avrebbero avuto la capacità di architettare un piano del genere, giacché è un tipo di attentato che necessita di persone specializzate. Voglio sapere chi, dove, quando, perché. Si parla di vendetta della mafia; ma di quale mafia stiamo parlando? Non certo della manovalanza. Una settimana prima di morire, mentre eravamo in macchina, Falcone mi disse testualmente, e le sue parole ce le ho ancora scolpite nella mente: ‘E’ fatta, sarò il nuovo procuratore nazionale antimafia’. Mi disse che avrebbe avuto un ufficio a Palermo e che ci saremmo mossi con un piccolo elicottero, chiamato ‘Mosquito’. Mi chiese addirittura – ha ricordato Giuseppe Costanza – se me la sentivo di imparare a pilotare quel tipo di velivolo. Di lì a poco avrei dovuto cominciare un corso per acquisire il brevetto. Quindi, qualcosa non torna in questa storia. Sì, conosciamo gli esecutori materiali, la manovalanza, ripeto, ma chi ha ideato questa strage ancora non lo sappiamo e credo proprio che non lo sapremo mai”.
“Cosa nostra continua ad essere se stessa benché colpita, e duramente, nel corso di questi anni. Non avendo più quella forza militare di una volta, continua ad agire per intromettersi e inserirsi nei circuiti legali, nella pubblica amministrazione, nel mondo delle professioni, nella politica”. Lo ha detto il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi al bunker del carcere Ucciardone di Palermo dove si celebra il ricordo della strage di Capaci. Il procuratore ha annunciato che parteciperà anche alle celebrazioni pomeridiane in programma all’albero Falcone, tra la gente.
“Gli errori politici si perseguono nelle sedi politiche e non nelle aule giudiziarie”. Lo ha detto il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosi Bindi, intervenendo nell’aula Bunker del carcere Ucciardone di Palermo per le commemorazioni nel 24/mo anniversario della strage di Capaci. “Non abbiamo bisogno di eroi ma di persone, politici, magistrati, giornalisti e preti che fanno il loro dovere” ha aggiunto.
“La sentenza del maxi processo è una svolta non solo giuridica ma culturale. In un Paese in cui l’esistenza della mafia si negava da parte dei politici, degli intellettuali, della Chiesa, è arrivata una verità che nessuno ha più potuto negare”. Lo ha detto il ministro della giustizia Andrea Orlando intervenuto a Palermo alla commemorazione del 24simo anniversario della strage di Capaci.
“La sentenza definitiva del maxiprocesso è un monumento giuridico e storico che ha dato la prova incontrovertibile dell’esistenza della mafia, delle sue regole perverse, dei suoi rapporti con la politica e l’economia”. È incentrata sull’importanza del maxiprocesso a Cosa nostra, istruito da Falcone e Borsellino, la testimonianza di Piero Grasso, presidente del Senato che fu giudice a latere del primo atto d’accusa ai boss, intervenuto alle commemorazioni del 24 esimo anniversario della strage di Capaci. La manifestazione, a cui partecipano centinaia di studenti, si tiene nel bunker dove fu celebrato il processo.
“Abbiamo firmato un protocollo di legalità che ha permesso di fare chiarezza sugli appalti introducendo regole più stringenti rispetto alla sola autocertificazione che serviva per avere un terreno da adibire a pascolo, questo ci ha permesso di scoprire che molti terreni erano in realtà in mano alle famiglie mafiose. Noi abbiamo fatto solo il nostro dovere”. Lo ha detto il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, in occasione del 24/mo anniversario della strage di Capaci dove furono uccisi il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i loro agenti di scorta. Antoci, che per la sua attività di sorveglianza ha subito la settimana scorsa un attentato, ha ringraziato i ragazzi delle scorte, ribadendo di “aver bisogno di normalità, abbiamo fatto solo il nostro dovere”. Poi ha concluso con una curiosità: “Io credo molto nella provvidenza – ha aggiunto Antoci che si è rivolto in particolare alla sorella del giudice ucciso, Maria Falcone – il mio attentato è stato compiuto all’1.40 del 18 maggio, lo stesso giorno in cui è nato Giovanni Falcone”.
”La forza della mafia non è più solo nella sua capacità di sparare e intimidire. Abbiamo davanti una mafia dei colletti bianchi”. Lo ha detto il presidente della Regione, Rosario Crocetta, nell’aula bunker dove si ricorda la strage di Capaci. “L’accesso ai fondi comunitari – ha aggiunto Crocetta – non si fa solo con i pastori e non solo con i metodi violenti. Si fa con quelli che hanno studi di consulenza dove vengono elaborati i progetti europei e con una parte della burocrazia che in passato è stata connivente ma anche con la politica”. In questi giorni, hanno incalzato i cronisti, è venuta alla ribalta un’antimafia di facciata. Come si fa a distinguerla e a prenderne le distanze? “C’è un messaggio – ha risposto il presidente della Regione – che in questi giorni passa anche attraverso il caso di Giuseppe Antoci, il presidente del Parco dei Nebrodi sfuggito a un agguato. L’antimafia è un’azione concreta che si fa ogni giorno anche con scelte di vita. Poi tutte le problematica attorno chi fa prediche e proclami non possono interessarci. L’antimafia si pratica e non si predica”. “Ma attenzione. Dobbiamo guardare – ha avvertito Crocetta – alle vicende di Napoli, all’attentato ad Antoci, il caso del ragazzo del Gambia aggredito a Palermo perché c’è un racket che sfrutta e impone un pizzo anche agli immigrati e c’è anche la gente che resiste come quella dei commercianti che hanno manifestato a Sant’Agata. Questa non è un’antimafia di facciata. E’ gente che rischia la vita”.
E’ cominciata sulle note dell’inno di Mameli la commemorazione del 24/esimo anniversario della strage di Capaci che si sta svolgendo nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Presenti, tra gli altri, il ministro della giustizia Andrea Orlando, il ministro dell’istruzione Stefania Giardini, il presidente dell’antimafia Rosi Bindi, il capo della Dna Franco Roberti. Alla cerimonia partecipano la sorella del giudice ucciso Maria Falcone e 800 studenti provenienti da tutta Italia
“Dal mio osservatorio privilegiato, quello dei ragazzi e dei giovani, posso dire che dalla strage tanto è cambiato anche grazie agli insegnanti. Questa è una società diversa da quella di 24 anni fa”. Lo ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso nel 1992 a Capaci, nel giorno della commemorazione dell’eccidio.
“Desidero esprimere la mia vicinanza e la mia gratitudine a tutti voi presenti nell’aula bunker, a chi non si è mai scoraggiato nella battaglia contro le mafie, contro l’illegalità e contro la corruzione, a chi lo ha fatto a costo di sacrificio personale e a chi ha compreso il valore della cultura della legalità, che vive anzitutto nell’agire quotidiano”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mettarella, nell’anniversario della strage di Capaci, citando le parole di Falcone “La mafia non è affatto invincibile”.
“Ci sono tante inchieste sull’antimafia di facciata. A questo tipo di fenomeno si reagisce smascherando chi ha usato l’antimafia per scopi diversi dalla lotta alla mafia”. Lo ha detto Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia, oggi a Palermo per la commemorazione della strage di Capaci. “Si reagisce anche rilanciando il vero movimento antimafia – ha proseguito – al quale aderisce ancora tanta gente”
“Sulla corruzione in politica di potrebbe fare di più. Speriamo che le prossime elezioni siano un’occasione per tutti. I partiti sono ancora in tempo per togliere qualche impresentabile dalle liste”. Lo ha detto Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia, oggi a Palermo per la commemorazione della morte di Giovanni Falcone e della scorta. “Sono ancora in tempo – ha aggiunto – anche i cittadini per scegliere le persone oneste”.
“Un assassinio, a un tempo, che ha segnato la morte di valorosi servitori dello Stato, e l’avvio di una riscossa morale, l’apertura di un nuovo orizzonte di impegno grazie a ciò che si è mosso nel Paese a partire da Palermo e dalla Sicilia, grazie alla risposta di uomini delle istituzioni, grazie al protagonismo di associazioni, di giovani, di appassionati educatori e testimoni”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato in occasione dell’anniversario della strage di Capaci.
“La mafia cambia ma resta sempre se stessa, non dobbiamo mai dimenticarlo”. Lo ha detto il presidente della Commissione antimafia Rosi Bindi, a margine delle celebrazioni per il 24/mo anniversario della strage di Capaci, nell’aula bunker a Palermo. “Ma dobbiamo ricordarci che la mafia di 24 anni fa l’abbiamo sconfitta” ha aggiunto. “Le tristi novità di questi giorni hanno avuto l’immediata reazione da parte delle istituzioni e della società e anche noi ad Antoci esprimiamo la nostra solidarietà per capire e non far mancare una reazione ancor più determinata”, ha detto ancora Bindi, riferendosi all’agguato al presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci.
“Io credo che la cosa più importante che si possa fare per onorare la memoria di Giovani Falcone sia dotarsi degli strumenti più efficaci per contrastare la mafia”. Lo ha detto il ministro della giustizia Andrea Orlando a Palermo per partecipare alle commemorazioni del 24 esimo anniversario della strage di Capaci. “A questo proposito abbiamo – ha aggiunto – rafforzato il codice antimafia per quel che riguarda le norme sui sequestri e le confische dei beni mafiosi e migliorato il funzionamento dell’agenzia dei beni confiscati”
“Palermo chiama e l’Italia risponde”, recita il titolo delle cerimonie previste. Il centro degli eventi è nel capoluogo siciliano, per ricordare Falcone, ma anche Paolo Borsellino e i suoi agenti di scorta. Ma le iniziative, organizzate dalla Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”, con la direzione generale per lo studente del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, si estendono anche in altre otto città italiane: Milano, Gattatico (Reggio Emilia), Firenze, Napoli, Roma, Pescara, Bari, Barile (Potenza).
Le piazze della legalità collegate con l’aula bunker del carcere Ucciardone a partire dalle 9.45 di lunedì con una diretta su Rai Uno. Presenti, oltre al ministro Giannini, il presidente del Senato Pietro Grasso, i ministri della Giustizia, Andrea Orlando, dell’Interno, Angelino Alfano, il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, il procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti e il presidente della Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”, Maria Falcone. Nell’aula oltre 800 studenti. “I percorsi di cittadinanza attiva che svolgono gli studenti di tutta Italia sono possibili, grazie al supporto del Miur ma anche grazie all’impegno di tante realtà associative e di volontariato sociale diffuse in tutto il Paese e che quotidianamente lavorano con le scuole per divulgare una cultura civile della consapevolezza di contrasto ai fenomeni mafiosi”, ricorda Maria Falcone.
Altre iniziative sono previste nel resto della Sicilia: a Trapani, Partinico, Paternò, Catania, Capaci, Carini, Ficarazzi, Bagheria, Terrasini, Trabia, Misilmeri, Corleone, Piana degli Albanesi. Ma anche sulle piattaforme social sarà possibile seguire la manifestazione “Palermo chiama Italia”, sui profili @MiurSocial e @23maggioItalia. Gli hashtag della manifestazione saranno #23maggio e #PalermoChiamaItalia. Foto e momenti salienti degli eventi saranno raccontati su Facebook attraverso gli account Miur Social e Palermo Chiama Italia.
Sul profilo del Miur, dalle 16, la diretta del corteo che partirà dall’aula bunker per arrivare sotto casa del giudice Falcone. Gli studenti dell’istituto “Rossellini” di Roma permetteranno di seguire i momenti precedenti alla giornata sul canale YouTube Palermo chiama Italia. Inoltre, un’app della manifestazione è stata realizzata dagli studenti dell’Istituto “Europa” di Pomigliano d’Arco (Napoli), attraverso la quale sarà possibile essere informati e aggiornati su tutte le iniziative e seguire la manifestazione di Palermo in streaming, mentre Voicebookradio.com, la webradio gestita dagli studenti del Liceo “Kennedy” di Roma, seguirà tutto in diretta. Prevista anche la firma di un protocollo d’intesa tra la Conferenza dei rettori delle Università Italiane (Crui) e il ministro Giannini, promosso dalla Fondazione Falcone e dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, per la promozione di percorsi di sensibilizzazione sulla cultura della memoria, dell’impegno e della legalità. A firmarlo il rettore dell’ateneo palermitano Fabrizio Micari, in rappresentanza della conferenza dei rettori.

