Palermo, sulla commissione Bilancio prove tecniche d’intesa

Palermo, commissione Bilancio: si va verso un’intesa “forzata”

Il sindaco incontra il centrodestra, Miceli mette in mora la Presidenza

PALERMO – Trovare una soluzione che salvi tutti, ma soprattutto che salvi il rendiconto. Il caso della commissione Bilancio del comune di Palermo continua a tenere banco tra Palazzo delle Aquile e Palazzo Comitini: le trattative procedono serrate, ma tanto nella maggioranza quanto tra le opposizioni non mancano distinguo, differenze e incomprensioni che rendono la strada alquanto impervia. In ballo infatti non c’è solo la composizione dell’organismo, perché sul caso specifico ormai sta andando in scena un braccio di ferro tutto politico con conseguenze anche sulla vita amministrativa dell’ente.

Guerra di pareri sulla commissione

Il caso è scoppiato da tre settimane. I rappresentanti della maggioranza si sono dimessi per far decadere la commissione e con essa il vicepresidente Ugo Forello, ma non avevano probabilmente considerato il ginepraio giuridico che ne sarebbe scaturito: non esiste una norma che regolamenti casi del genere che non erano peraltro mai capitati. Il risultato è stato una girandola di interpetazioni, riferimenti giuridici, citazioni di sentenze e precedenti, pareri pro veritate, messe in mora e diffide che hanno coinvolto l’ufficio di presidenza e la segreteria generale. Le tesi che si fronteggiano sono due: c’è chi sostiene che la commissione sia decaduta e vada quindi rinominata cambiandone i componenti e chi, invece, è convinto che debbano essere solo sostituiti i dimissionari.

Bilancio consuntivo in bilico

Una querelle in punta di diritto che però non è indolore: la commissione non si riunisce e non esprime pareri, né sulle delibere già in itinere né potrà farlo sul rendiconto che dovrebbe arrivare a fine mese per sbloccare la spesa. Il commissario ad acta nominato dalla Regione lo scorso 27 luglio e insediatosi il 3 agosto, come ha già scritto Livesicilia sabato, è un ulteriore motivo per fare presto: la manovra sarà approvata in giunta a giorni, ma poi passerà ai revisori e quindi al consiglio.

Miceli mette in mora la Presidenza

E’ comprensibile, quindi, la preoccupazione del sindaco Roberto Lagalla che ieri, per la seconda volta, ha incontrato i capigruppo di maggioranza e ha chiesto una soluzione, consapevole delle divisioni interne allo stesso centrodestra. Un malessere a cui si somma quello dei componenti della commissione che al momento non possono lavorare: Carmelo Miceli, del gruppo Misto, ha presentato una messa in mora per la mancata convocazione dell’organismo che “sta determinando un grave danno alla continuità amministrativa del Comune, nonché un grave danno al sottoscritto che a tale commissione appartiene”. E diffida quindi a provvedere “con immediatezza” ad applicare la sostituzione dei dimissionari e a convocare chi è invece rimasto in carica, minacciando il ricorso “alle autorità civili e penali”.

L’ultima capigruppo non ha sortito gli effetti sperati e la speranza è che possano farlo l’ufficio di presidenza e la capigruppo che si terranno oggi: il parere dell’Avvocatura comunale non avrebbe dissipato i dubbi sulla possibilità di convocare la commissione almeno per gli atti urgenti come il consuntivo e quello agli Enti locali avrà tempi lunghi. La palla torna quindi all’ufficio di Presidenza, che si riunirà con segreteria generale e avvocatura.

Le divisioni a destra e a sinistra

Ma a complicare la situazione sono anche gli equilibri interni alle coalizioni. Nel centrodestra ci sono due correnti di pensiero: chi è pronto a ricostituire subito la commissione così com’era, Forello compreso, pur di uscire dal vicolo cieco e chi invece vorrebbe formalizzarne la decadenza per non cedere; la via di mezzo potrebbe essere lasciare la commissione con la vecchia composizione in attesa che arrivi il responso della Regione e rinviare quindi una decisione definitiva.

Un’ipotesi, quest’ultima, che ieri ha fatto infuriare una parte del centrosinistra che oggi potrebbe addirittura disertare la capigruppo. Tra le minoranze, inoltre, si registra qualche tensione: ricostituire la commissione, infatti, potrebbe voler dire lasciare gli attuali componenti oppure (come suggerisce qualcuno) sceglierne di nuovi facendo i conti con l’attuale composizione dei gruppi, il che significherebbe fare posto al Pd e al M5s o, in caso di rinuncia dei grillini, a uno fra Azione e Oso. Una partita delicatissima in cui nessuno avanza esplicitamente pretese, in nome dell’unità delle minoranze, ma che sarà decisiva per il peso politico presente e futuro dei protagonisti.  


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