PALERMO – Centomila euro per un evento, di cui 65 mila incassati da quattro indagati. Nell’intreccio dei finanziamenti della Regione siciliana finiti sotto inchiesta della Procura di Palermo c’è anche “Magico Natale edizione 2023” con due spettacoli a Palermo e Catania. Fu un flop a giudicare dalle parole dei protagonisti e l’anno seguente fu replicato.
Con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini emergono nuove accuse. I pubblici ministeri parlano di un accordo per la spartizione del denaro.
Il progetto era della Fondazione Dragotto che per l’organizzazione (l’indicazione sarebbe arrivata dal presidente dell’Ars Gaetano Galvagno) si avvalse della Al quadrato Comunication srl riconducibile ad Alessandro Alessi. Il finanziamento fu di 100 mila euro ma, scrivono i pubblici ministeri nell’atto notificato agli indagati, “con l’accordo che quest’ultimo (Alessi ndr) avrebbe restituito almeno 20.000 alla Cannariato e fatto confluire altre somme in favore di Davide Sottile, Marianna Amato e Sabrina De Capitani ai quali consegnava, rispettivamente, 1.830 euro, 12.000 euro in data 08 luglio 2024 e 10.000 euro in data 09 luglio 2024, trattenendo per sé somme pari ad almeno 20 mila euro”.
Alessi viene indicato come un “facilitatore” del patto corruttivo fra Galvagno, De Capitani e Cannariato. Avrebbe accettato di ricevere i soldi stanziati in favore della Fondazione Dragotto per poi “veicolare” una parte delle somme a persone indicate dal presidente, dalla portavoce e dall’imprenditrice.
La ricostruzione dei pm si basa sulle intercettazioni dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Marianna Amato, dipendente della Fondazione Orchestra Siciliana e organizzatrice di eventi, contatta De Capitani. “Ti volevo dire una cosa, per quanto riguarda il preventivo che ha presentato Alessandro (Alessandro Alessi, ndr)… dei costi… c’era 20.000 euro … ha messo per lui”. “E la Madonna?”, esclama l’allora portavoce del presidente dell’Ars.
Amato prosegue: “Lui era convinto così, come se gli hanno detto che per tutto sto lavoro lui poteva chiedere 20.000 euro… c’è il compenso mio e tuo, ok, però non c’è quello per lei (di Cannariato ndr)”. All’inizio sono dubbiosi che possano arrivare i finanziamenti. Ed invece Pippo Martino, segretario particolare dell’allora assessore ai Beni culturali Elvira Amata (indagata in un altro filone dell’inchiesta ndr) comunica il via libera. Dall’assessorato alla Famiglia qualcuno informa Martino “che loro hanno già fatto il decreto di liquidazione a fine maggio, la ragioneria ha già dato l’ok e stava facendo il mandato”.
Il piano delle spese, però, deve essere rivisto. “Si devono fare i conti a tavolino, perché devono rimanere poi… quelli devono rimanere”, dice Amato. In una successiva chiamata De Capitani spiega di avere parlato probabilmente con Galvagno. Il budget va rimodulato, non certo per le cifre che spettano a loro due (“no, zero, assolutamente”). E neppure quelle di Cannariato. “Ma tu gliel’hai detto quanto vuole lei (Marcella Cannariato, ndr), chiede Amato. Risposta: “Sì, sì, ha detto che lui Io sa e non gliene frega un cazzo”.
L’evento fu un flop. L’assessore Elvira Amata lo spiega ad una sua collaboratrice. Al teatro Politeama c’erano i ragazzi di un paio di scuole, il videomaker incaricato di documentare lo spettacolo dovette usare una inquadratura stretta per nascondere i posti vuoti. “C’erano duecento persone in teatro… uno che manda le e mail un giorno prima alle scuole che c.. vuole da me”, dice Amato.
A Catania va ancora peggio. “Un disastro totale”, spiega Galvagno. Centomila euro per un fallimento, di cui 65 mila euro, sostiene la Procura, divisi fra i quattro indagati. Una vicenda contenuta nell’avviso di chiusura delle indagini, che oggi Galvagno porterà con sé a Roma davanti al collegio dei probiviri del partito, Fratelli d’Italia.

