Ci sono, dunque, persone disposte a pagare per il pericolo di morire, per accaparrarsi il rischio che si verifichi il peggio, in seguito al Covid. Non persone che pagano (e non sarebbe comunque giusto) per una dose di vaccino, con la concreta probabilità di non finire in ospedale, in caso di contagio. Altri che, invece, si sentono furbi, con un raggiro che va tutto a loro danno e che offre la misura di una lancinante desolazione. Sì, stiamo raccontando delle finte vaccinazioni alla Fiera ed è un racconto che procede in proporzione con lo sgomento che lo circonda. Ed è, sempre, una pagina legata ai forse, piuttosto labili, all’apparenza, di un’inchiesta, con la necessaria presunzione d’innocenza che non è un modo ipocrita di dire. Ma se le cose fossero, alla fine, per come si sono presentate oggi, la proposizione iniziale sarebbe pienamente e atrocemente vera, come il nostro stupore.
Un’infermiera, secondo le notizie fin qui disponibili, ha finto di inoculare le dosi a chi si sarebbe sentito garantito dall’assenza dello scudo, non dalla sua forza. E’ l’immagine di un mondo capovolto, quale deve sembrare a certi viaggiatori dello spazio quando osservano la Terra da una prospettiva diversa. Ma è cronaca scritta e letta. Terrestre cronaca dei giorni nostri, tra soldi, paura e incapacità di acquisire il dato reale.
Scrive il dottore Rosario Iacobucci, responsabile dell’hub, su Facebook, esprimendo il proprio stato d’animo: “Un sentimento di rabbia mista a delusione nel vedere svilita una professione e calpestato il giuramento prestato per perseguire la difesa della vita. Dall’altro lato uomini disposti a comprare la loro stessa morte”. Dice il dottore Renato Costa, commissario dell’area metropolitana di Palermo: “Siamo andati ovunque, nei bar, nelle pizzerie, nei dormitori in qualsiasi luogo dove c’era la possibilità di vaccinare anche una o due persone. La viviamo come un’offesa, come il vilipendio del lavoro svolto in questi anni. Ma non ci scoraggiamo, evidentemente c’è ancora molta strada da fare”. Quella infermiera – secondo indiscrezioni raccolte – sarebbe stata già al centro delle attenzioni, non per l’inimmaginabile di cui si sta narrando, ma – pare – per certe procedure disinvolte di somministrazione, senza indossare i guanti.
Ci sono altri eventi sovrapponibili da scoprire? Le indagini vanno avanti. Bisognerà capire, vagliare e analizzare. Tuttavia, già quello che c’è nel repertorio mediatico fornisce l’impressione della vita su un altro pianeta. Un documentario del surrealismo. Un viaggio attraverso una galassia nascosta. Ecco perché, stamattina, al deflagrare di tutto, alla Fiera si respirava un clima di risveglio, dopo un orrido sogno. Un comunicato a nome del commissario Costa riassumeva ulteriormente: “Con gli arresti di oggi si chiude un capitolo triste e, insieme, sconcertante. A maggiore chiarezza: non solo non sono indagati medici e responsabili della Fiera del Mediterraneo, ma fin dall’inizio delle indagini io, il referente dell’hub vaccinale Rosario Iacobucci e altri membri dello staff abbiamo fornito agli investigatori tutto il supporto possibile. Era innanzitutto nostro interesse che fossero individuati i responsabili, per mettere fine a un raggiro che, per quanto episodico, è tanto più odioso perché si svolge tra le mura di un hub vaccinale, un luogo dove le persone cercano protezione dal virus”. E poi c’erano le facce. Stravolte.
Il padiglione 20 A, preparato per i bambini che si stanno proteggendo con felicità, arredato con i personaggi che i bambini amano, offriva una metafora, lungo la passeggiata. E’ stato come scoprire una strega dimorata nel castello di Biancaneve, alla fine della favola, non con riferimento diretto alle persone, ma a ciò su cui si sta investigando. Come annotare che, nel luogo della cura, c’è qualcuno che sta lavorando, più o meno consapevolmente, per il nemico di tutti. E c’erano, in una plumbea mattina di sole, persone normali, normalmente angosciate, normalmente innamorate dell’esistenza, che si vaccinavano con fiducia. La risposta migliore. A tutto.
Tutto abbiamo raccontato dall’inizio della pandemia. La solitudine di chi muore dopo un ultimo saluto con lo smartphone, senza una mano amata e poggiata sulla mano. Il dolore di chi soffre. Il coraggio di chi combatte. I capelli dei medici, da neri a bianchi. L’orizzonte rischiarato della vaccinazione. I colpi alterni di nuvole e cielo sgombro. Tutto abbiamo raccontato. E mai avremmo pensato di raccontare questo che stiamo raccontando per come si è manifestato nel suo drammatico incipit: “Uomini disposti a comprare la loro stessa morte”.
(foto d’archivio)