La spia dell’attenzione si è accesa, al pronto soccorso Covid dell’ospedale ‘Cervello’, in questi giorni, quando è arrivata in ospedale una cinquantenne, asmatica, vaccinata con la seconda dose a giugno. Era l’indice di una tendenza che si è confermata. Arrivano più vaccinati in corsia, per due motivi. Perché i vaccinati sono tanti, dunque c’è un effetto di rialzo logico per i numeri e percentuali. E perché dopo i sei mesi dalla seconda dose, puoi, verosimilmente, contagiarti con più facilità ed essere sintomatico, come la cronaca racconta un po’ ovunque. Però affronti un decorso quasi sempre sereno e non rischi nulla, se non in situazioni particolari. Ai non vaccinati va molto peggio.
Casi non gravi
L’identikit del paziente di cui stiamo parlando, che ha bisogno di cure mediche da immunizzato, sembra chiaro. Vaccinato da almeno sei mesi e con qualche problema di salute. Viene portato al pronto soccorso, viene curato e non subisce uno sviluppo grave della malattia. Mentre invece – secondo le informazioni che giungono dai nosocomi e che i dati confermano – i casi gravi sono tutti di pazienti non vaccinati.
L’appello della dottoressa
“Non bisogna perdere tempo con le terze dosi – dice la dottoressa Tiziana Maniscalchi (nella foto), direttore facente funzione del pronto soccorso Covid del ‘Cervello’, dall’inizio impegnata sul fronte della pandemia -. Chi ha fatto la seconda dose da sei mesi e un giorno, vada a vaccinarsi. Il momento è delicato, siamo nel pieno della quarta ondata. Ci sono persone che ritardano, che ci pensano, che aspettano…. E’ necessario proteggersi per evitare la crescita dei ricoveri. Stiamo vedendo un aumento dei vaccinati che si spiega, appunto, con la vaccinazione di massa per tanti e con un calo della protezione da sei mesi in poi. Tutte cose note che devono spingerci a un atteggiamento responsabile”.
Ipotesi: terza dose dopo cinque mesi
Una delle ipotesi in campo: “potrebbe essere quella di ridurre l’intervallo tra il compimento del ciclo vaccinale primario e la dose booster da sei a cinque mesi”, dice il coordinatore del Cts Franco Locatelli. E se lo dice uno dei vertici della Sanità, significa che dall’idea si passerà presto all’attuazione.
Il bollettino dei ricoveri
Secondo il bollettino del Dasoe, il dipartimento dell’assessorato regionale alla Salute che aggiorna i numeri della pandemia in Sicilia, con dati che riguardano la settimana dall’otto al 14 novembre, tra i vaccinati con ciclo completo ci sono cinquantuno ricoverati, due in terapia intensiva, 49 nei reparti ordinari, trentanove sono i ricoverati con ciclo incompleto, cinque in terapia intensiva, 34 nei reparti ordinari, mentre i non vaccinati ricoverati sono 301, trenta in terapia intensiva, 271 nei reparti ordinari.