I reclusi della droga, a Palermo, sono sempre di più e il mercato risponde alla domanda con l’offerta: cocaina, crack e hashish non mancano mai. Quasi ogni settimana c’è un blitz che decima pusher, organizzazioni e affini. Ma altri ne arrivano, perché l’affare non è mai stato così conveniente. E poi ci sono i bambini. I piccoli che inghiottono gli stupefacenti trovati da qualche parte e finiscono in ospedale, intossicati. I ragazzini che hanno scoperto il crack. I giovanissimi che assistono alla confezione delle dosi nelle case, allo spaccio davanti alle scuole, e che, talvolta, vengono utilizzati come manovalanza. La repressione funziona, mette a segno colpi importanti. Chi opera sul territorio tesse ogni giorno l’impegnativa tela del recupero, con assiduità, ma non è un mestiere semplice.
Il crack a tredici anni
Il dottore Giampaolo Spinnato, coordinatore del Sert Palermo 2 dell’Asp, è un attento e sensibile osservatore del fenomeno, per via della missione che svolge: “L’allarme c’è – dice – ma almeno da cinque sei anni. A Palermo è cresciuto enormemente il consumo di crack che è la droga del momento, quella prevalente. Costa poco e viaggia in abbondanza, anche fra i ragazzi di tredici e quattordici anni. Questo è il dato da sottolineare: l’età del consumo si è abbassata ed è un problema in più”.
Covid e consumo in casa
No, non è semplice lavorare sul territorio, perché la pandemia ha reso tutto più complicato: “A causa del Covid – spiega il dottore Spinnato – i consumi casalinghi sono aumentati. Ecco perché ci sono tanti casi di bambini piccolissimi che possono ingerire la sostanza stupefacente, lasciata in giro, mentre prima era un evento più raro. Da qualche tempo siamo tornati su un livello alto delle nuove accoglienze, cioè di persone che fanno uso di droghe e vengono per la prima volta: sono circa duecento all’anno. C’è stata una lieve flessione nei primi mesi del lockdown, quando era praticamente impossibile uscire, poi il commercio è ripreso. Oggi, proprio per il Covid, ci sono nuove forme, diciamo così, di marketing. C’è la vendita a domicilio, porta a porta, un’esigenza imposta dalle restrizioni”.
Giovani con problemi
Ma chi è il tossicodipendente tipo? “La classe sociale è ubiquitaria – risponde il dottore -. Tra i giovani, soprattutto quelli che hanno problemi psicologici e relazionali che la pandemia ha approfondito. I cannabinoidi sono anche prodotti a Palermo, oppure importati, il resto arriva dai canali tradizionali, dall’Africa o dal Sudamerica. Ma non ho informazioni specifiche. So quello che tutti possono sapere. Le azioni di contrasto sono necessarie, ma non bastano. Bisognerebbe aiutare di più la scuola e le persone che vivono in quartieri disagiati”.
Quei bambini intossicati
All’Ospedale dei Bambini i casi di bimbi intossicati dalla droga assunta occasionalmente prefigurano l’esistenza di una emergenza sociale. Tre vicende preoccupanti, solo nell’ultimo mese. E ieri la notizia di due bambine ricoverate che, per fortuna, stanno meglio. Il fatto più grave è che ormai sia quasi un tremendo e normale dettaglio, perché accade più volte di quanto si riesca a raccontare. Ammonisce il direttore dell’ospedale Civico, Salvatore Requirez: “Questi episodi sono la spia di un degrado sociale inquietante. Ci dicono che la tensione endogena dei familiari orientata al privilegiato consumo di stupefacenti ha pericolosamente abbassato, se non addirittura annullato, il grado di consapevole percezione, da parte di chi quei nuclei forma, del bisogno di sorveglianza e protezione a cui tutti minori conviventi hanno diritto a tutela della loro salute. Un fenomeno ancor più preoccupante se si pensa che parliamo solo dei fenomeni che hanno superato un certa soglia clinica di sofferenza tanto da giungere ospedale e che rappresentano solo una parte del sommerso che quotidianamente sfugge all’attenzione sanitaria”. Significa che c’è molto di peggio e di più.