Micciché testimone in Procura, oggi interrogato di Di Ferro

Caso droga: Micciché testimone in Procura, oggi interrogato Di Ferro

Gianfranco Miccichè arriva i auto blu al ristorante di Mario Di Ferro
Passaggi fondamentali dell'inchiesta sul giro di cocaina al ristorante

PALERMO – Gianfranco Micicché è stato sentito in Procura, a Palermo, ieri pomeriggio come testimone nell’inchiesta sulla cocaina ceduta da Mario Di Ferro, che oggi sarà interrogato dal giudice per le indagini preliminari. Due profili diversi: il deputato regionale, che non è indagato ma persona infornata sui fatti, avrebbe comprato la droga dallo chef che è finito agli arresti domiciliari per spaccio di stupefacenti. Cliente-consumatore il primo, venditore il secondo.

Le tappe al ristorante

Miccichè faceva spesso tappa nel ristorante di Villa Zito in via Libertà (il rappresentante legale della società che ha ceduto il ramo d’azienda si è detto “sconcertato” per la vicenda, spiegando che Di Ferro non ha pagato il canone è ha un debito di 200 mila euro). Micciché è stato filmato mentre arrivava al locale anche in auto blu. Dopo l’arresto di Di Ferro l’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana ha spiegato ai media che era davvero un cliente di Di Ferro, suo amico di vecchia data, ma solo per cenare o pranzare nel locale. Niente cocaina, dunque, a differenza di quanto sono certi di avere ricostruito gli agenti della squadra mobile. Su cosa gli abbiano chiesto i magistrati e sulle risposte dell’ex senatore che ha optato per il seggio all’Ars nulla trapela. C’è un rigido riserbo. L’audizione è avvenuta ieri pomeriggio ed è durata un paio di ore.

La questione auto blu

In ballo c’è anche la questione dell’auto blu. I finanzieri due giorni fa, su delega del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido e del sostituto Giovanni Antoci hanno acquisito all’Ars il regolamento sull’utilizzo delle macchine. Si valuta l’ipotesi di peculato. Il regolamento per gli ex presidenti, e non solo, fu approvato dal consiglio di presidenza dell’Ars presieduto proprio da Micciché, poco prima della fine della scorsa legislatura.

Due giorni fa ha chiesto di essere sentito dai pubblici ministeri l’autista della vettura di servizio usata dal burocrate Giancarlo Migliorsi per andare al ristorante e acquistare la droga. Ha spiegato che non aveva idea di cosa stesse accadendo, per lui era una normale faccenda di lavoro. Da Palazzo dei Normanni a Villa Zito e ritorno. A chiedergli di mettersi al volante sarebbe stato l’onorevole Nello Dipasquale. L’auto è assegnata al deputato questore, il quale ha spiegato di non avere autorizzato Migliorisi a usare la macchina la sera del 9 febbraio. Sul punto, dunque, le due versioni potrebbero non coincidere.

L’interrogatorio di Di Ferro

Il racconto di Micciché sarà certamente confrontato con le risposte di Di Ferro che, però, in quanto indagato (si trova agli arresti domiciliari) oggi potrà avvalersi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio. Nei giorni scorsi il suo legale, l’avvocato Claudio Gallina Montana, aveva lasciato trasparire l’intenzione di Di Ferro di chiarire la sua posizione. “Non sono uno spacciatore, ho fatto un favore a qualche amico”, aveva fatto sapere il ristoratore. Un favore per cui gli serviva l’aiuto dei fratelli Salvatore e Gioacchino Salamone, fornitori della cocaina che si muovono fra la Vucciria e lo Zen. Entrambi sono stati arrestati.


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