Palermo, chef Di Ferro e la cocaina: 6 arresti, Miccichè fra i clienti

Di Ferro e la cocaina, arresti a Palermo: “Miccichè fra i clienti”

Mario Di Ferro
Coinvolte sei persone. Ricostruite più di trenta cessioni di cocaina

PALERMO – Era molto più di un caso isolato. Sono una trentina le cessione di droga contestate a Mario Di Ferro e agli altri indagati. Tra i suoi clienti, sostiene l’accusa, c’era il deputato regionale di Forza Italia ed ex presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè (che non è indagato).

Sono sei le persone raggiunte da una misura cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio su richiesta della Procura di Palermo. In carcere finiscono Gioacchino e Salvatore Salamone. Arresti domiciliari per Mario Di Ferro. Obbligo di firma per tre dipendenti del ristorante Villa Zito: Gaetano Di Vara, Giuseppe Menga e Pietro Accetta. L’indagine è dei poliziotti della squadra mobile di Palermo che nei mesi scorsi avevano già bloccato Di Ferro, gestore del ristorante Villa Zito, mentre consegnava cocaina ad un burocrate dell’Assemblea regionale siciliana sotto la propria abitazione in via Petrarca, a Palermo.

Di Ferro spiegò agli agenti della Sezione investigativa del servizio centrale operativo (Sisco) e della Mobile “di aver fatto un favore ad un conoscente”. Non era uno spacciatore, “non faccio questo lavoro, ma ho fatto solo da tramite”.

Di “favori” la Direzione distrettuale antimafia guidata da Maurizio de Lucia ne avrebbe scoperto altri. I Salamone sarebbero i fornitori della droga. I loro sono cognomi noti alla cronaca giudiziaria e hanno rimediato delle condanne per stupefacenti. Si muovevano nel contesto della famiglia mafiosa di Resuttana. Sotto accusa anche i dipendenti di Di Ferro.

Pur avvalendosi della facoltà non rispondere nel corso dell’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari, Di Ferro fece delle dichiarazioni spontanee. Spiegò che il cliente “è un mio conoscente, mi ha chiamato chiedendomi di fargli trovare tre grammi di cocaina (il peso effettivo è di 3,11 grammi). Io gliele ho procurate, ci siamo dati appuntamento sotto casa mia, ho ricevuto 300 euro in cambio della sostanza stupefacente”.

A maggio la difesa fece ricorso contro la misura cautelare al Tribunale del Riesame. Cadde l’obbligo di dimora a Palermo, ma restò quello di presentazione alla polizia giudiziaria. Oggi per Di Ferro la misura cautelare si fa più pesante. Il ristorante di via Libertà sarebbe stato un crocevia della droga. I poliziotti hanno seguito gli spostamenti degli indagati e si sono imbattuti anche nei clienti. Uno di loro si muoveva a bordo di un’auto blu, con lampeggiante acceso. Era Miccichè.

Le microspie, accese per altri indagati dalla Mobile guidata da Marco Basile, hanno captato la voce di Di Ferro e sono partiti gli accertamenti. L’inchiesta sfociata nel blitz di oggi è partita casualmente. C’è un ulteriore fascicolo aperto, un contenitore investigativo diverso a cui lavorano i procuratori aggiunti Paolo Guido e Marzia Sabella, e il sostituto Giovanni Antoci.


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