PALERMO – Un turismo “mordi e fuggi”, fatto di soggiorni di due, al massimo tre giorni che riempiono più i bed and breakfast che le grandi strutture alberghiere, ma che attira anche coreani, ungheresi, australiani e giapponesi. Palermo fa il pieno di visitatori, specie stranieri, con un picco registrato nel 2018 che fa esultare il sindaco Leoluca Orlando e vedere il bicchiere mezzo pieno. I numeri sono contenuti in un report curato dall’ufficio statistico del Comune (su dati Istat e della Regione) e descrivono una città che l’anno scorso, complici Manifesta e l’anno di capitale della cultura, è stata in pieno fermento.
“I dati mostrano – sottolinea lo statistico del Comune, Girolamo D’Anneo – che lo scorso anno tutti i parametri relativi al settore turistico a Palermo sono stati positivi e più favorevoli rispetto ai risultati regionali e nazionali. Fra i principali risultati, si rileva una crescita dei turisti stranieri (+15,1% in termini di arrivi) maggiore rispetto a quella dei turisti italiani (+4,4%), e una crescita degli esercizi extra-alberghieri anche quest’anno più elevata rispetto a quella degli esercizi alberghieri (in termini di arrivi +22,3% contro +7,3%)”. Numeri che il Professore non ha esitato a definire “straordinari”: “Il turismo si conferma come potenziale motore del nostro sviluppo, ma è già oggi una realtà consolidata, anche grazie all’enorme indotto che genera nella mobilità, nella ristorazione e nel commercio”.
Ma a ben vedere si tratta più che altro di un turismo veloce, con soggiorni molto brevi e quindi dagli effetti più limitati. A Palermo ci sono 77 alberghi e 553 strutture extra-alberghiere: i primi offrono 3.942 camere e 8.189 posti letto, i secondi 4.795 posti letto (di cui quasi la metà in B&B e il resto con alloggi in affitto). E proprio l’offerta meno tradizionale fa registrare i numeri migliori con un aumento del 38% degli alloggi in affitto, del 15% dei B&B e del 13% delle case per ferie.
I turisti nel 2018 sono stati effettivamente molti: 676.652 arrivi (+9,6% rispetto al 2017 e +19,3% rispetto al 2016), con una preponderanza di stranieri che superano il 50%. Nel confronto con l’anno precedente, sono aumentati i coreani del sud (+56%), gli ungheresi (+48%), i cinesi (+34%), i greci (+33%), gli australiani (+27%), i giapponesi e gli austriaci (+23%), mentre sono in flessione lituani, estoni e slovacchi. Ma se si guarda ai numeri assoluti, gli arrivi maggiori si registrano dalla Francia, dagli Usa, dalla Germania, dalla Spagna e dal Regno Unito. Insomma, Palermo è amata da europei e americani ma fa sempre più breccia anche nell’Est europeo e in Asia. Se invece si guarda al turismo interno, la maggior parte dei visitatori viene dal resto della Sicilia (nonostante una flessione del 5%), dalla Lombardia, dal Lazio, dalla Campania e dal Piemonte.
La maggior parte dei visitatori, quasi l’83%, alloggia negli alberghi tradizionali, ma la permanenza media è sempre risicata: 2,1 giorni, con gli stranieri che arrivano a 2,3 e gli italiani che si fermano a 2. In questo caso chi visita Palermo prolunga il soggiorno se si appoggia a strutture più economiche, visto che l’extrta-alberghiero registra una media di 2,6 giorni contro quella di 2,1 dei classici alberghi. Valori più bassi sia di quelli medi riferiti alla Sicilia e all’intero Paese, a dimostrazione di un turismo massiccio ma mordi e fuggi.